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Sindacato Nuovo, maggio 2022, pagina 14. Il ricordo di Gigi Agostini, scomparso il 16 maggio scorso. Di Alessandro Genovesi

Ciao Gigi

Dalla nostra iniziale relazione, una caratteristica essenziale di Gigi Agostini mi ha sempre colpito: la costante ricerca e tentativo di tenere insieme una teoria del mondo, del lavoro, della politica, dell’essere di sinistra, con il mutare dei contesti, delle tecnologie e dei costumi. La sua curiosità non è mai stata, infatti, fine a sé stessa, speculativa. Anzi la sua curiosità era prima di tutto capire come dare attuazione concreta, quotidiana, ad una visione del mondo, della politica e del ruolo del sindacato confederale.Soggetto politico a tutto tondo la Cgil – per Gigi – che, insieme ai partiti di massa (Gigi chiamava la CGIL e il PCI, gemelli siamesi) dovevano adattarsi ai mutati contesti, geopolitici o tecnologici che fossero. Senza mai smarrire la propria carica di “trasformazione” dei rapporti di produzione e quindi sociali e di potere. Un sindacalista comunista come lui stesso si definiva con una punta di aristocratico orgoglio. Consapevole di essere diventato, nel bene e nel male, con soddisfazioni e delusioni, il primo laureato della famiglia, il primo a fare della passione della propria gens di origine contadina, scelta professionale e di vita.I suoi studi sul ruolo dello Stato in economia, a partire dalla sua esperienza nella direzione nella FIOM seguendo infine la Siderurgia (Gigi chiamava i siderurgici i nuovi “Prometeo” perché padroneggiavano e donavano il fuoco) e poi il suo interrogarsi su come stava cambiando la fabbrica con l’automazione e il just in time (in Veneto da Segretario Generale fu affascinato dal modello Benetton, lui che conosceva la produzione standardizzata) fino alla sua esperienza come responsabile organizzazione della CGIL (contribuì non poco ad intuizioni come l’Auser o la Federconsumatori, nota la sua passione per il movimento consumeristico e la sua critica ad una concezione del mercato, a sinistra, tutto spostato sull’offerta e mai sulla domanda). E poi – dopo una breve parentesi in FP dove fu mandato dopo la sfiducia a Pizzinato che lo aveva voluto in Segreteria – lo ritroviamo ad interrogarsi sui vecchi e nuovi diritti di cittadinanza.

GigiAgostiniAl termine della sua esperienza in CGIL come non ricordare infatti il suo impegno per conoscere e far conoscere il mondo del terzo settore, provando a contrastarne derive mercantiliste e liberiste (lo ha ricordato in un bell’articolo Nuccio Iovene, ex dirigente Arci e all’epoca Presidente del Forum del Terzo settore), o ancora l’elaborazione che portò al convegno “Genetica e cittadinanza” nel 1998 – si nel 1998 -con il premio Nobel Renato Dulbecco che venne a spiegare, a Corso d’ Italia, a noi sindacalisti come la predeterminazione genetica insieme alle nano tecnologie avrebbero posto il tema di nuove tutele di fronte allo strapotere tecnologico. E poi come rappresentante per i DS nel CDA dell’INAIL lo ritroviamo ad interrogarsi su come la potenza di calcolo potesse e possa essere messa a disposizioni addirittura per prevenire gli infortuni. Sono oggi più di ieri convinto che la sua formazione, la sua libertà intellettuale, i prezzi (anche personali) pagati per le sue battaglie politiche, gli fecero intravedere ed intuire passaggi e trasformazioni con cui, gran parte di noi, ha cominciato a fare i conti solo diversi anni più tardi. Di questo in tanti, oggi, dovrebbero rendergli merito.E allora le sue letture e i suoi studi, il vederlo sempre con un libro in mano - fosse un saggio di geopolitica o un testo filosofico, una biografia o un saggio sull’Intelligenza Artificiale - tutto per lui era “materiale buono” da utilizzare in questa ricerca costante per una “sinistra contemporanea”. “Come il mondo si evolve, così si evolve il lavoro, la sua rappresentanza, il suo significato, la sua forza emancipatrice” amava spesso ripetermi, da ultimo dimostrando una simpatia per le battaglie che come Fillea CGIL stavamo e stiamo portando avanti (con lui, insieme a Mariagrazia Gabrielli, a Serena Sorrentino e a Sergio Cofferati organizzammo un anno fa una riflessione sulla “portata strategica” delle nuove norme introdotte per i sub appalti, si vedano gli atti del Convegno tenutosi il 16 giugno 2021). Del resto, Gigi non perdeva occasione di ricordare che occorre sempre partire dalla analisi e dall’azione concreta lì dove, tecniche e organizzazione, producevano ricchezza (il valore d’uso per dirla con Marx) e – lì – esercitare i rapporti di forza, far agire l’azione rivendicativa del sindacato. Lui che si è sempre sentito più vicino a Garavini, al sindacato di classe e dei luoghi della produzione che non a Trentin, alle sue elaborazioni sulla cittadinanza, sui nuovi diritti. Convinto che non bastasse alla CGIL avere un Programma fondamentale, dopo la caduta del muro e la crisi dei partiti storici PCI e PSI, senza al contempo un orizzonte più ampio di valori e di ideali. Quelli che GIGI ha continuato a cercare e sistematizzare fino all’ultimo, come provano i suoi tanti scritti. Non solo i saggi “il pipistrello di Lafontaine” o Neo socialismo, ma anche i suoi contributi più minuti, i suoi interventi in Articolo 1 e da ultimo il convegno sui 100 anni del PCI e sul ruolo dei comunisti nella CGIL (Bandiere Rosse).A compagne e compagni come loro con la loro serietà, curiosità, capacità di tenere insieme “teoria e prassi”, studio e organizzazione, dobbiamo molto. E cambiare, adeguare la nostra tattica, la nostra azione, alle grandi incognite dell’oggi, senza smarrire l’ambizione “di un pensiero lungo” forse è l’omaggio migliore che possiamo fare loro. Ciao Gigi.

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