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Sindacato Nuovo, Aprile 2023. Vertenza residenze Universitarie, di Simone Agutoli, UDU Nazionale - Unione degli Universitari. 

Il PNRR ha previsto un investimento pari a 960 milioni di euro per la realizzazione di alloggi rivolti alle universitarie e agli universitari fuori sede. L’obiettivo dichiarato è quello di portare i posti letto da 40mila a 100 mila entro il 2026.

Si tratta di un obiettivo particolarmente ambizioso, che sembra andare nella direzione auspicata dalle organizzazioni studentesche e sindacali che denunciavano come i posti letto fossero gravemente insufficienti. Basti pensare che in Italia, a fronte degli attuali 40mila posti letto, gli studenti fuori sede sono tra i 591mila e gli 830mila. Il confronto con gli altri paesi è impietoso: la Francia vanta circa 365mila posti letto, mentre la Spagna dispone di 91mila posti letto.

Eppure, la formulazione contenuta nel PNRR è molto generica. Ad esempio, non viene specificato che i posti letto debbano essere destinati al Diritto allo Studio. È inoltre da attenzionare come sia intenzione del legislatore aprire sempre più alla partecipazione di investitori privati, ribadendo come le residenze universitarie debbano essere realizzate “da soggetti privati”.

Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha provveduto quindi a riformare parzialmente la normativa, emanando un bando da 467 milioni di euro. Accortosi però che le tempistiche non consentivano di raggiungere il target prefissato, il Ministero ha provveduto a riallocare provvisoriamente le risorse su due avvisi pubblici per 300 milioni di euro. Questi due avvisi prevedono la possibilità di co-finanziare ciascun intervento entro il limite massimo del 75% del costo complessivo. Vi sono poi due novità importanti: la prima novità riguarda la generale apertura a qualsiasi soggetto privato, incluso le società aventi scopo di lucro.

La seconda novità riguarda invece le tempistiche brevissime. Il termine per la messa a disposizione dei posti letto è formalmente quello del 31 dicembre 2022 ma, nei fatti, è concesso un tempo di recupero fino al 28 febbraio 2023, in tempo per la rendicontazione degli interventi all’Unione Europea. Entro febbraio, perciò, i posti letto dovrebbero essere stati effettivamente assegnati agli studenti. Questo rende estremamente complicato per i soggetti pubblici partecipare, considerato l’iter necessario per effettuare una gara. Nei fatti, i soggetti partecipanti hanno dovuto entrare in possesso di immobili grossomodo già idonei ad ospitare gli studenti, tramite un contratto di locazione a lunga durata oppure tramite un contratto di compravendita. Solitamente, tali strutture non necessitano di interventi strutturali ma al massimo di interventi edilizi minori, talvolta di mera manutenzione. La procedura ha sostanzialmente escluso gli interventi più radicali di riqualificazione degli immobili esistenti, rinunciando a un’occasione importante per rinnovare il patrimonio edilizio cittadino e creare posti di lavoro.

L’Unione degli Universitari e la FILLEA CGIL hanno analizzato le graduatorie relative agli avvisi pubblici, evidenziando come il 75% dei posti letto e il 72% delle risorse siano state destinate ai soggetti privati, sui quali non vige un obbligo minimo di destinazione dei posti letto alle graduatorie del Diritto allo Studio. Il decreto prevede infatti una formulazione ambigua per cui i posti letto vengono “assegnati prioritariamente agli studenti capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, sulla base delle graduatorie definite dagli enti competenti per il diritto allo studio, ove possibile, ovvero assegnati agli studenti inseriti in graduatorie di merito”.

Il risultato che emerge è terribile: sulla base delle prime analisi, vi sono residenze che destinano soltanto il 20-40% dei posti letto alle graduatorie DSU, sulla base comunque di accordi temporanei e suscettibili di variazioni successive. L’assegnazione del cofinanziamento ministeriale non presuppone infatti un accordo definitivo con le università oppure con gli enti per il diritto allo studio. La maggior parte dei posti letto verrà pertanto risucchiata dal libero mercato, con costi che possono arrivare a 1000€ per camera singola. UDU e FILLEA CGIL denunciano come, così facendo, il Governo abbia deciso di favorire la speculazione su un bisogno fondamentale degli universitari, anziché favorire una reale fruizione del Diritto allo Studio.

Vai al pdf - pagina 13 >

 

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