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Sindacato Nuovo, Aprile 2023. Al centro nuove politiche abitative, approfondimento di Stefano Chiappelli, Segretario generale Sunia.

Le conseguenze socio-economiche della pandemia e della situazione internazionale hanno contribuito negli ultimi anni ad un aumento significativo della povertà e delle disuguaglianze, in un quadro che già vedeva lo stato di abbandono delle periferie e dei quartieri popolari, la riqualificazione urbana e sociale, la rigenerazione urbana, l’aumento dell’offerta abitativa a canone sociale, come questioni irrisolte da riportare al centro dell’agenda politica del Governo Nazionale, attraverso politiche strutturali.

Secondo i dati Istat nel 2021, 18,2 milioni di famiglie (70,8% del totale) sono proprietarie dell’abitazione in cui vivono, mentre 5,2 milioni (20,5%) vivono in affitto e 2,2 milioni (8,7%) dispongono dell’abitazione in usufrutto o a titolo gratuito. 

L’affitto è più diffuso tra le famiglie meno abbienti. Nel quinto di famiglie più povere (quelle cioè con un reddito equivalente inferiore al primo quintile), la percentuale di quelle in affitto è pari al 31,8%; tale valore scende al 24,5% nel secondo quinto, rimanendo al di sopra della media nazionale. La percentuale si riduce all’11,3% tra le famiglie più benestanti (quelle che appartengono all’ultimo quinto di reddito equivalente). Queste famiglie ovviamente non hanno di fatto accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa.

Ovviamente l’incidenza di povertà assoluta è maggiore tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2021, le oltre 889mila famiglie povere in affitto corrispondono al 45,3% di tutte le famiglie povere.

Il violento impatto dell’inflazione ed il conseguente aumento del costo della vita, e particolarmente dei costi dell’abitare, ha aggravato il disagio abitativo, tanto da rendere quest’ultimo un fenomeno strutturale che coinvolge sempre piu’ famiglie.

Mentre il massimo sforzo andrebbe concentrato nel tentativo di costruire politiche sociali e di sviluppo che contrastino le disuguaglianze, l’attuale Governo continua a dimostrare l’intenzione di trasformare la propaganda degli ultimi tre anni in azione politica: i disinvestimenti nella sanità pubblica, l’autonomia differenziata, la proposta di “controriforma fiscale” approvata dal Consiglio dei ministri, sostanzialmente il definitivo smantellamento del sistema di welfare, dentro al quale sono anche le politiche abitative.

Con l’ultimo decreto in materia di superbonus si dà il colpo di grazia agli interventi di riqualificazione, efficientamento e messa in sicurezza, colpendo, oltre al sistema produttivo - con la sicura chiusura di imprese e perdita di migliaia di posti di lavoro - i contribuenti con bassi redditi. Si è di fatto cancellata la possibilità di poter porre in essere nel patrimonio edilizio pubblico e privato tutti gli interventi edilizi, energetici, antisismici e quelli finalizzati alla rimozione delle barriere architettoniche, senza alcun confronto con le rappresentanze dei lavoratori e con i sindacati degli inquilini.

Il Sunia è presente a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori edili alle manifestazioni promosse da Fillea e Feneal per la giornata del 1 aprile.

Nel contempo da parte del Governo si ingaggia con l’Europa una frontale contrapposizione riguardo alla materia delle “case green” laddove sarebbe necessario trattare sul tema delle risorse, del sostegno alle famiglie, delle possibili deroghe, sulla centralità degli interventi sul comparto dell’edilizia residenziale pubblica dove prevalgono condizioni di degrado e inefficienza energetica ai massimi livelli.

In questo quadro è necessario riaffermare l’importanza del governo pubblico delle trasformazioni urbane, premessa indispensabile affinché si elabori un nuovo piano casa, e che i processi di rigenerazione divengano lo strumento per conseguire sia l’aumento dell’offerta abitativa pubblica e sociale che la condizione per il riscatto dei quartieri popolari e delle periferie mettendo in atto specifiche vertenze urbane. 

è altresì necessario e urgente attuare una rilevazione esplorativa di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato non utilizzato e che potrebbe essere interessato anche a procedimenti di acquisizione da parte degli enti locali. Si ribadisce che l’obiettivo del riuso di questi patrimoni, oltre che dei beni confiscati alla mafia, è tra i punti qualificanti della strategia del green deal europeo. Nuove opportunità possono essere offerte anche da strategie per il ripopolamento dei borghi e delle aree interne, montane ed insulari.

In questo quadro appare indispensabile la centralità del ruolo calmieratore e sociale dell’edilizia residenziale pubblica ed esprimiamo una grave preoccupazione e contrarietà per i continui interventi normativi regionali che tendono a dismettere questo patrimonio.

è necessaria l’adozione di una legge quadro sull’abitare che garantisca un flusso certo e continuo di finanziamento, anche attraverso operazioni di fiscalità generale, fondi regionali e risorse indicate da piani straordinari: insomma un nuovo Piano casa 2023/2030 di edilizia pubblica e sociale che permetta di incrementare l’attuale patrimonio pubblico, dando priorità ad interventi a consumo di suolo zero. Per realizzarlo è necessario che si arrivi a destinare progressivamente un consistente finanziamento nazionale con risorse certe e continuative.

Nell’ambito dell’edilizia sociale è ancor più indispensabile che il pubblico recuperi il proprio ruolo centrale, sostituendosi agli operatori di mercato e finanziari che hanno palesemente fallito nel proporre modelli di housing adeguati ai loro interessi ma non rispondenti ai bisogni reali.

Soltanto un operatore pubblico che sia trainante dei processi può sottrarsi alla logica della rendita immobiliare e finanziaria destinando immobili e spazi all’uso comune, svolgendo così un ruolo fondamentale nei processi di rigenerazione urbana e sociale, in cui c’è spazio anche all’iniziativa privata dentro linee di intervento tracciate dalle amministrazione pubbliche interessate. è necessario inoltre prevedere l’applicazione della contrattazione dei canoni anche agli alloggi di housing sociale.

La discrasia fra domanda e offerta di alloggi è confermata dall’aumento degli sfratti, principalmente per morosità incolpevole e per finita locazione.

Il settore privato della locazione è in gravissima sofferenza e su questo abbiamo avanzato un complesso articolato di proposte: la sospensione dello scatto ISTAT a partire dagli alloggi di edilizia pubblica, la rinegoziazione dei canoni, il rifinanziamento dei fondi per l’affitto e la morosità incolpevole “scippati” dal Governo con l’ultima legge di bilancio, l’incremento della detrazione fiscale per gli inquilini a basso reddito, l’inasprimento delle misure fiscali per gli alloggi inutilizzati, un freno e la regolamentazione comunale del ricorso agli affitti brevi che, a partire dai centri storici, stanno limitando fortemente le locazioni di durata riducendo il patrimonio per un affitto sostenibile.

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