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Sindacato Nuovo, Aprile 2023. Nessuno mette i suoi figli su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura della terra (Warsan Shire), di Ibrahima Niane, Segretario generale Fillea Brescia.

Alle 22:30 del 25 Febbraio 2023 viene avvistato e segnalato da Frontex, Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, un barcone a 40 miglia dalla costa calabrese, e deciso di non attivare il dispositivo SAR, segnalazione fondamentale per il salvataggio di persone in mare.

Una motovedetta e un pattugliatore della Guardia Costiera avvistano l’imbarcazione, ma rinunciano a intervenire a causa del fatto che il mare fosse forza 4. 

Dopo l’avvistamento, il barcone si incaglia in una secca, spaccando il fondale dell’imbarcazione e facendo precipitare tutti in mare. Nessun migrante aveva indosso il salvagente. Alle 4:30, dopo ben 5 ore dall’ultimo avvistamento, giungono le prime segnalazioni da chi era a terra.

I primi ad annegare sono stati i bambini, trentacinque. Ad oggi i corpi rinvenuti sono ottantasei, ma si stima fossero presenti sul barcone duecentocinquanta persone.

Questo Governo sta determinando che il soccorso in mare diventi un’operazione di polizia: la lentezza con cui si effettuano le attività di salvataggio è determinata da una decisione politica. Agendo in questi termini, le persone da salvare vengono considerate persone da cui difendersi.

La ragione del mancato intervento sta nei piani operativi e negli accordi interministeriali, sono queste le parole del Comandante della Capitaneria di Porto di Crotone, Vittorio Alei.

Nel corso degli ultimi Governi, il soccorso in mare è stato sempre di più considerato come un’azione di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, ridimensionando gravemente la capacità di salvataggio, aiuto e assistenza, ostacolando le partenze delle Guardie Costiere, che ad oggi hanno l’autorizzazione a soccorrere solo quando le condizioni sono critiche, impedendo azioni di salvataggio tempestive.

Qualche giorno prima della tragedia, la GEO BARENTS, Nave di Medici Senza Frontiere, è stata fermata e multata con €10.000, conseguentemente al non rispetto dei codici di condotta. Assediata in quanto nave ONG, pronta al salvataggio di esseri umani.

Chi impedisce le operazioni delle navi ONG, ferma le ambulanze del mare, uniche testimoni delle tragedie che avvengono in mare, lontano dalle coste.

Quella tratta non è coperta dalle ONG, dichiara il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. è chiaro che le ambulanze del mare non operino a ridosso delle coste, come quella calabrese, proprio perché decidono di compiere le azioni di soccorso nel cuore del Mar Mediterraneo, dove il passaggio dei migranti è maggiore.

Fossero state in mare, le navi ONG avrebbero avuto probabilmente il tempo di arrivare all’imbarcazione, allertare le capitanerie di Porto e soccorrere tutti i profughi. Averle fermate ha significato permettere che morissero tutti annegati.

Impedire lo svolgimento delle azioni di soccorso alle ONG è una mossa del Governo secondo cui “più ne salvi, più ne partiranno”. Tutte falsità. Questa tragedia ci dimostra, ancora una volta, che le persone partono indipendentemente dalla presenza o meno dei soccorritori in mare.

I trafficanti e gli scafisti, considerati cosa medesima, hanno importanti differenze.

I trafficanti di uomini sono coloro che speculano sulla disperazione dei profughi, sono coloro che chiedono ingenti somme di denaro, mettendo su barconi precari uomini, donne e bambini, organizzando le partenze, non curandosi del loro arrivo.

Nessun Governo, nel corso di questi anni, si è mai impegnato al fine di combattere e fermare le attività criminali dei trafficanti, al contrario, sia l’Italia sia l’Europa le ha finanziate (si veda il Memorandum Italia-Libia).

L’ONU ha dichiarato di considerare la Guardia Costiera libica, con cui l’Italia e l’Europa hanno stretto accordi, un corpo statale formato da trafficanti di esseri umani che, in base alle tangenti percepite, fermano o incentivano le partenze. Siamo quindi finanziatori delle attività criminali e dei trafficanti stessi.

Gli scafisti si differenziano dai trafficanti, in quanto spesso sono essi stessi profughi che vengono messi sulle imbarcazioni al fine di monitorare il viaggio tramite una bussola, controllando il motore dell’imbarcazione di fortuna. Spesso succede che vadano avanti e indietro, che gestiscano le tratte come una spola. I trafficanti di esseri umani è difficile che si sacrifichino, che rischino la vita accanto a migranti che loro stessi hanno messo su delle zattere, che lascino il proprio territorio.

La tragedia di Cutro è frutto di una campagna populista gestita e sostenuta dal Governo.

Il ministro Piantedosi ha volgarmente commentato: “la disperazione non giustifica i viaggi che mettano a rischio i propri figli. Sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa fa il Paese per me, ma cosa posso fare io per il Paese, per riscattarlo”. Parole che hanno indignato e che hanno voluto riportare ad un famoso discorso di Kennedy: “Non chiederti cosa il Paese stia facendo per te, ma cosa tu puoi fare per il Paese”, citazione il cui messaggio voleva essere un impegno politico in un Paese Democratico.

Le persone accusate di irresponsabilità dal ministro Piantedosi scappavano dalla Guerra, da situazioni come, ad esempio, gli avvelenamenti nei confronti delle donne iraniane che si oppongono al governo.

Volevano permettersi la possibilità di iniziare un’altra vita.

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