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Il saluto di Benedetto Truppa, Segretario generale della Fillea Roma Lazio, ha aperto la prima giornata dell celebrazioni dei 136 anni della Fillea. Leggi e riascolta il suo intervento. 

Buongiorno a tutte e a tutti sono veramente onorato con il mio saluto di aprire  le iniziative a partire da quella  di oggi a Frentani e a seguire con le altre programmate per il 8 ,9 e 10 luglio, presso la città dell’altra economia,  che vedono la FILLEA CGIL Nazionale festeggiare i 136 anni dalla fondazione della nostra federazione di categoria. 

La nostra Federazione, la FIAE- Federazione Italiana Arte Edili nasce a Genova il 15 agosto del 1886 ed elesse Segretario Generale il Compagno Felice Quaglino che è con quella dei librai  tra le prime associazioni dei lavoratori  costituitasi all’interno del movimento operaio nel nostro paese.

La FIAE è tra le associazioni operaie italiane nate alla fine del XIX secolo quella che più delle altre svolge la sua azione coniugando l’attività di mutualismo, caratteristica delle  società di mutuo soccorso , con un livello di conflittualità importante nei cantieri e nei territori a difesa dei diritti e delle condizioni di lavoro.

 In quegli anni il precario operaio edile dirà Gramsci  si fa classe  e inizierà ad incidere ed a esercitare un controllo del mercato del lavoro .

Truppa 7giugno22Per assurdo è proprio la precarietà, la stagionalità del lavoro, il pendolarismo altamente diffuso nel settore, la mobilità tra un cantiere all’altro che facilitano l’incontro tra i lavoratori e le mobilitazioni. Il passa parola, la centralità del territorio, le stesse condizioni di difficoltà  sul posto di  lavoro e gli stessi  bisogni della vita quotidiana fanno crescere  la solidarietà tra i lavoratori e rafforzano l’azione collettiva degli edili.

Non è un caso che nel primo congresso della federazione, le associazioni murarie convenute, nel loro programma oltre a rivendicare salari più alti, diminuzione dell’orario di lavoro, cassa di solidarietà a sostegno della malattia e  degli scioperi che in quegli anni duravano anche decine di giorni,  parlavano anche di diritto alla casa, dell’istruzione dei soci, dei processi di urbanizzazione nei territori. 

Le lotte e la storia degli edili è sempre stata caratterizzata da una grande capacità di coniugare il ruolo e l’azione del sindacato dentro e fuori i posti di lavoro.

Ecco perché le iniziative programmate dalla  FILLEA Nazionale   vanno aldilà del semplice voler ricordare un anniversario sicuramente importante i 136 anni della FILLEA. Lo scopo è anche quello di rileggere la nostra storia di lotte, di democrazia,  riportandola all’attenzione del presente.

 E non è un caso che i titoli del programma della giornata di oggi, “ la nuova forma urbis” e di quella dell’8, 9 e 10 luglio “ FILLEA, IERI OGGI E DOMANI”  provano a parlare all’interno ed all’esterno della nostra Organizzazione Sindacale mettendo al centro i temi legati al mondo del lavoro, pensando a come noi diamo risposte al tema di un lavoro dignitoso, stabile e sicuro e insieme  pensando a città dove si combattono le disuguaglianze e le ingiustizie  e dove con le persone si prova a mettere al centro percorsi sociali che noi abbiamo definito “il Nuovo Piano del Lavoro” cioè la domanda e l’offerta sociale come termometro della democrazia sostanziale. 

 E’in questo contesto che si concretizza nel programma dell’attività sindacale della FILLEA il progetto”della città dei 15 minuti” che a me piace rappresentare con le parole di Carlos Moreno che quando lanciò il concetto pensò ad un luogo non solo fisico, dove fosse possibile passare dalla pianificazione urbanistica alla pianificazione della vita urbana, ma anche dove fosse possibile offrire alle persone quelle sei funzioni sociali della qualità della vita che lui riteneva essenziali : vivere, lavorare, fornire, curare, imparare e godere.

La città dei 15 minuti è “accorciare le distanze” come disse il Compagno Sindaco di Roma Luigi  Petroselli e la FILLEA questo concetto l’ha fatto suo. Accorciare le distanze tra il centro e le periferie, tra i borghesi e il popolo. Di fatto per il sindaco etrusco l’obiettivo primario era accorciare le distanze in termini di condizioni sociali e culturali e il tutto passava attraverso un processo democratico che mette al centro “ la città pubblica”. 

Ed e’ in questo contesto che il 2 agosto del 1978 il sindacato degli edili romani, insieme con l’Ance, la lega delle cooperative ed il sindaco di Roma firmarono  il primo documento in Italia per la programmazione e la salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionale dell’edilizia. Si toglieva il saccheggio della città dalle mani dei palazzinari, si metteva al centro l’edilizia pubblica , si toglievano i borghetti, si combatteva la malavita e soprattutto si dava una casa e dignità al popolo delle periferie romane. In quegli anni si dava lavoro agli edili che di fatto costruirono anche le case per le loro famiglie e per il proletariato delle periferie romane, delle abitazioni dignitose, insieme anche alle  prime case per gli anziani e per le donne.

Se dovessimo rapportare quella esperienza ai giorni d’oggi dovremmo pensare ai protocolli sottoscritti dalle OOSS dell’edilizia con il Ministero delle infrastrutture e la mobilità sostenibile con ANAS con RFI, i protocolli con i Commissari straordinari per le opere strategiche del PNRR.

 La nostra è anche la categoria che ha avuto sempre nella contrattazione la centralità della sua azione. Noi siamo quelli che hanno introdotto nel CCNL la contrattazione d’anticipo per le grandi opere pubbliche e abbiamo fatto della competenza e della coerenza la nostra strategia dentro e fuori la Confederazione: “ la nostra lealtà”.

E’ con questi obiettivi, ed il dibattito di oggi “ la nuova forma urbis” avrà questi contenuti   che il 30 gennaio 2020,  la FILLEA CGIL Nazionale , proprio qui, in questa sala,   si è fatta promotrice della costituzione della Associazione Nuove Rigenerazioni. Un Agorà dove insieme allo SPI e la CGIL e soprattutto allargando la partecipazione alle competenze esterne cerca di provare a costruire momenti di inclusione nei territori provando a raggiungere quegli obiettivi che siano in grado di mettere il sindacato realmente lì dove sono i problemi, condividendo con le persone e le associazioni programmi e obiettivi, organizzando i bisogni e dove è necessario aprire le vertenze ed i conflitti.  

Questo per la FILLEA  è fare sindacato, questo per la FILLEA è il sindacato di strada. 

Questa per la FILLEA  è stata nei 136 anni ed è la nostra strada maestra. Le lotte ed i conflitti negli anni hanno visto gli edili lottare per il lavoro, il salario, la sicurezza ma anche per il diritto alla casa, la sanità, la scuola pubblica.

 La nostra parola d’ordine è sempre stata ed è “ welfare dell’individuo- welfare del territorio” Le nostre lotte ci hanno visto sempre affrontare e mettere al centro quali obiettivi la salvaguardia dei diritti nei luoghi di lavoro e migliorare  la qualità della vita nelle città, nelle periferie, nel territorio.

La nostra categoria è stata protagonista nel nostro paese delle più importanti manifestazioni dei lavoratori a partire già dalla fine del XIX secolo. Ne ricordo una per tutte, quella che Il 28 febbraio del 1987, da piazza Esquilino vide 10.000 edili attraversare in corteo il centro della città di Roma al grido di “Pane e Lavoro”. Le nostre manifestazioni chiedono condizioni più umane sui posti di lavoro, un giusto salario, maggiore sicurezza. Le nostre iniziative, che hanno poi negli anni determinato le nostre conquiste sono spesso state represse dalla polizia, duri furono gli scontri pagati anche a caro prezzo  con feriti, morti e decine di arresti.

La nostra è anche la categoria che scende in piazza nel dopo guerra per dare forza alla campagna lanciata da Di Vittorio “il piano del lavoro”. Noi siamo quelli che chiedono  di  istituire un ente di edilizia popolare capace di far fronte alle emergenze significative dell’assenza di ospedali, delle scuole e delle case. 

“ il piano del lavoro”, ha rappresentato di fatto la prima programmazione economica del sindacato in contrasto con  una politica tutta protesa a garantire il monopolio dell’edilizia privata ed a privilegiare il capitale a discapito del lavoro. Iniziativa che portò la FILLEA negli anni 60/70 ad aprire nelle città del nostro paese la più grande vertenza  del movimento sindacale contro la disoccupazione e la povertà. 

Lotte che fecero dire a Giacomo Brodolini prima Seg. Generale della FILLEA e successivamente Ministro del lavoro nel 1970“ senza la lotta degli edili, quelli che costruiscono le case e lottano per il diritto alla casa forse non avremmo avuto mai lo statuto dei lavoratori”. 

E sono sempre gli edili che danno vita alle  prime Società di resistenza e cooperazione. Inizia un percorso di avanguardia del movimento operaio del settore che da soggetto  conflittuale entra nel mercato del lavoro caratterizzandosi  con un ruolo fortemente sociale e solidaristico.  E’ questo il segnale di una maturazione operaia che si fa classe, che costituisce un essenziale momento di sviluppo del proletariato e dell’organizzazione edile nel nostro paese. 

La nostra categoria con il suo Segretario Quaglino, fu una delle più convinte sostenitrice della nascita nel 29 settembre del 1906 del CGdL, Confedererazione Generale del Lavoro, convinti delle parole di RIGOLA: “ abbiamo bisogno di una organizzazione delle organizzazioni in grado di curare la politica generale del proletariato e non quella dell’una o dell’altra categoria”.    

La FILLEA sarà successivamente negli anni ed è tutt’ora una categoria  fortemente confederale, il presidio del territorio il rapporto con le lavoratrici e con  i lavoratori l’hanno sempre caratterizzata per l’assidua presenza e punto di riferimento nelle camere del lavoro, e nei posti di lavoro. Basti pensare al grande supporto che hanno dato le compagne ed i compagni della FILLEA durante la pandemia. 

La FILLEA è stata sempre negli anni  all’avanguardia nel conflitto e nella contrattazione ed è sempre un filo rosso il collante che ha segnato la sua azione sindacale : ha  dato un importante contributo per la ricostruzione del paese, per la costituzione delle leghe e a supporto delle lotte dei disoccupati, ha scritto pagine memorabili con la  pratica consolidata degli scioperi a rovescio a sostegno del “ piano del lavoro” , alle lotte per la casa e per i piani urbanistici, per lo statuto dei lavoratori, fino ad arrivare ad i giorni oggi alle modifiche del codice degli appalti, “ stesso lavoro, stesso contratto stessi diritti”, alla centralità dell’applicazione del contratto e la lotta al lavoro irregolare ed al dumping contrattuale, al durc per congruità, alle battaglie sulle pensioni, sulla salute, sulla sicurezza, sull’inclusione dei lavoratori migranti.   

Una categoria di fatto portatrice nelle sue idee, nelle sue lotte, di un agire collettivo fatto di bisogni e concretezza che fa dire a Luciano Lama “ gli edili sono la categoria più fedele della CGIL”, provocando una subitanea quanto orgogliosa precisazione: “ gli edili non sono fedeli, sono leali”   

La lealtà per gli edili,  come dice Alessandro, ed è la nostra storia, vuol dire prima di tutto battersi per le proprie idee e convinzioni, dare precedenza alle competenze e al merito ed avere l’onestà intellettuale di riconoscere anche quando le buone idee vengono dagli altri.

Questa a mio avviso non è solo sinonimo di lealtà ma anche di  umiltà!

 E l’umiltà, la lealtà  ed il protagonismo sono le caratteristiche  di una  categoria, che porta ancora non solo nell’immaginario collettivo il cappello di carta,  caratterizzata dalla precarietà, dalla parcellizzazione delle aziende, dai subappalti e quindi di fatto da una situazione di estrema difficoltà per essere  soggetto collettivo e che invece negli anni è stata in grado di  passare dalla tutela individuale a quella  generale e che è  riuscita  a fare sistema, a divenire  classe come dice  Engels, attraverso un percorso di lotte e conflitti,  di mutualismo e di solidarietà operaia, attraverso una cassetta degli attrezzi unica il nostro sistema bilaterale.  Le nostre  Casse edili.

Si proprio le Casse Edili sono la vera unicità della nostra categoria. La vera intuizione dei dirigenti sindacali dell’edilizia all’inizio del XX secolo che da subito capiscono che il nostro settore ha bisogno di uno strumento che possa affrontare il tema della discontinuità del settore e che negli anni diventano il contenitore normativo e sociale di tutto quello che passa nel cantiere e nel territorio targato “ edilizia”.

 E fu così che il 1 aprile del 1919 viene istituita la prima Cassa Edile edile a Milano e a seguire con la firma del CCNL del 24 luglio del 1959, Seg. Generale Rinaldo Scheda, si  stabili l’obbligo per tutti gli operai  di iscriversi presso la cassa edile. Le Casse EDILI nascono come strumento a “ proprietà sociale”in grado di contribuire non poco ad una maggiore identità di classe superando di fatto la precarizzazione del settore, gli individualismi, lo sfruttamento.

Le  Cassa Edili, che gli operai romani chiamavano la Cassa del lavoro,  sono la vera conquista  degli edili che per ottenerle vedono la categoria impegnata nei  primi 50 anni del XX secolo con  scioperi e duri  conflitti nei territori. 

Le Casse Edili saranno negli anni e sono  non solo lo strumento a garanzia dei diritti dei lavoratori, penso al riconoscimento delle ferie, dell’ape, dei permessi, delle prestazioni assistenziali dei lavoratori ma anche il luogo dove si esercita la contrattazione collettiva, dove si garantisce la regolarità e la legalità del settore e dove si esercitano le relazioni sindacali e si progetta il futuro del nostro settore.

Un popolo nomade trova la sua casa dove avere mutualità ed assistenza di un lavoro discontinuo , e negli anni attraverso le lotte  e la contrattazione ne fa un presidio di regolarità, di legalità, fino agli ultimi importanti risultati raggiunti che vanno dal Durc x congruità al rafforzamento nell’ultimo ccnl del 03.03.2022 dell’ente di formazione e sicurezza.

E’ la virtuosità dei nostri enti  bilaterali e la capacità di fare sistema del nostro settore che fanno dire al Ministro del Lavoro Orlando dopo la firma dell’ultimo CCNL di settore che il mondo del lavoro del nostro paese deve guardare al modello dell’edilizia.

Il modello dell’edilizia, il ruolo del sindacato dell’edilizia nei posti di lavoro e nel territorio, la contrattazione nazionale e la la contrattazione territoriale erga omnes, la nostra bilateralità non basterebbe se non ci ponessimo anche l’obiettivo della qualificazione delle imprese. Per la nostra categoria i diritti dei lavoratori, la regolarità e la sicurezza non possono che passare attraverso imprese regolari e di qualità.

 Il nostro binomio è che un lavoro migliore produce un’impresa e un modello di sviluppo migliore. La FILLEA è quella categoria che dopo tangentopoli si è fatta carico con la guida della Compagna Carla Cantone  di far emergere la forte richiesta di legalità a partire dal sistema degli appalti: mettendo in campo un forte azione sindacale per un patto sociale  per rilanciare il settore. 

Dove per sviluppo migliore s’intende non solo un’occupazione più pagata, più stabile e più sicura ma anche la capacità di  ripensare alle città ai centri storici alle periferie ai territori le “ città future” di Walter Schiavella o aprirsi a fenomeni politici  nuovi  come diceva  il Seg. Tonini quali il movimento ambientalista ed ecologista e ricomporre il ciclo ecologico dell’uomo ed il ciclo ecologico dell’aria, dell’acqua, della terra.

Una categoria che ha tutt’ora al centro  come obiettivo il “ cantiere di qualità” di Franco Martini.

Un settore che non pensa solo all’opera che dà lavoro agli edili, ma alla finalità dell’opera, alla fruizione dei cittadini, a come la sua esecuzione  puo’ migliorare  la vita sociale e democratica di una comunità. E come in questo periodo caratterizzato dai finanziamenti del PNRR e dalla moltitudine dei finanziamenti pubblici la nostra categoria è fondamentale non solo per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo ma soprattutto per il futuro del nostro paese.

Noi siamo la categoria che ha sempre guidato questi processi ed è stato sempre il sindacato  esposto piu’ di qualsiasi altro nella battaglia per rinnovare e trasformare la nostra società che fa dire a Bruno Trentin di noi che siamo il sindacato di frontiera la vera guida ai cambiamenti del paese.

Ed il cantiere di qualità è anche il percorso che ha visto la FILLEA impegnata per intercettare i giovani, gli immigrati, le restauratrici, le partite iva. E quella esperienza è continuata nella contrattazione e nell’azione sindacale della FILLEA fino alla firma dell’ultimo ccnl con il Patto di Cantiere e alle nuove normative sottoscritte per combattere l’elusione ed il dumping contrattuale. Importanti risultati raggiunti nonostante le difficoltà esterne ed interne, come non ricordare nel merito l’inserimento “ infausto” dei restauratori nel ccnl dei metalmeccanici artigiani.

 Per noi “cantiere di qualita” ha significato negli anni ed è ancora piu’oggi cultura della sicurezza. Siamo la  categoria che nel 1961 proclama il primo sciopero generale contro gli infortuni sul lavoro e sulla sicurezza. 

Siamo la categoria che ha contribuito notevolmente nel passato e oggi alle normative a tutela della sicurezza e della salubrità nei luoghi di lavoro, fino alle ultime modifiche normative e contrattuali che hanno riaffermato la formazione e la sicurezza a partire dagli enti bilaterali del nostro settore come elementi fondamentali per assicurare e controllare a partire dall’organizzazione del lavoro i fattori di rischi che sono causa degli infortuni e dei morti sui posti di lavoro.  

Noi siamo anche la categoria del Fare, una categoria che da 136 anni ha legato con un unico filo rosso le sue iniziative, le sue lotte e perché no anche le sue sconfitte. Una categoria che nei posti di lavoro e nella società ha sempre combattuto per un lavoro di qualità ed un lavoro di legalità, che difenda i diritti di tutte e di tutti.

Noi siamo quelli della campagna “ stesso sangue stessi diritti”.

Noi siamo i Costruttori di Democrazia

Noi siamo quelli che Gramsci nei  Quaderni Rossi  diceva essere le avanguardie proletarie, i portatori di conoscenza e di valori. quei lavoratori che spostandosi nei cantieri, che lui chiamava le fabbriche disseminate, erano in grado di propagandare l’unità e la lotta di classe.

E per finire, mi scuso con la platea ma permettetemi di approfittarne,  voglio oggi cogliere questa importante occasione per ringraziare la FILLEA. La categoria che da 38 anni, lo posso dire, ha riempito di fatto le mie giornate, le mie passioni, le mie delusioni. Ha di fatto sempre avuto la priorità nell’agenda familiare condizionandone molte volte anche il rapporto con mia moglie ed i miei figli, come tra l’altro è la storia di molti compagni nella nostra categoria.

Io  mi iscrivo  alla FILLEA il 12 ottobre 1984: Alessandro Genovesi era da poco nato.

Ho fatto tutta la trafila: 13 anni l’operaio in cantiere, poi 3 anni l’operaio in una fabbrica del settore del legno, successivamente distaccato il funzionario di un territorio del lazio meridionale , altre esperienze in CGIL,  il Segretario Generale della FILLEA DI Frosinone  ed ora il Seg.Generale della FILLEA CGIL Roma e Lazio.

Il mio ringraziamento va alla FILLEA ed alla CGIL  perché lo stress a cui quotidianamente ognuno di noi è sottoposto è nulla rispetto alla possibilità che mi è stata data di rappresentare la nostra categoria ed alla soddisfazione di continuare ad incontrare lavoratrici e lavoratori che ti dicono Benede’ ti ricordi. Ed i ricordi sono fatti di lotte, conquiste, passione di tutti coloro che insieme, in quelle occasioni, con te come dice Di Vittorio si sono fatti forza e non si sono tolti il cappello davanti al padrone.

 E per me che comincio ad essere un Compagno diversamente giovane, non togliersi il cappello significa come disse un Segretario a me caro della FILLEA Cgil Roma e Lazio Angelo Panico guadagnarsi spazi di libertà, unire i lavoratori come se fosse una narrazione collettiva, garantire  loro la dimensione  sociale. 

Ancora in maniera indelebile ho impresse le sue parole, quando ero allora si un giovane delegato edile, rivoluzionario e poco omologabile, ero con la terza componente.

  Una sera Angelo mi chiamò dopo  il congresso regionale  della fillea Regionale della fine degli anni 80 e parlandomi  della sconfitta del movimento operaio italiano dopo la marcia dei 40.000 a Torino mi disse caro Benedetto ricordati che  prima della lotta di classe viene la coscienza di classe  e che per conquistare la  dignità ed i  diritti per i lavoratori non basta la  fatica, la lotta, la passione ma è neccessario che  la nostra azione debba essere soprattutto coerente e condivisa e che queste erano state sempre  le qualità che avevano distinto il sindacato degli edili, la vera forza della nostra azione sindacale.

Si la coerenza, la competenza, l’umiltà e la lealta’ non la fedeltà come disse Luciano Lama nei 136 anni sono i valori  e l’essenza   di quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare  e che hanno reso   e continuano a rendere  grande la nostra categoria. 

W la FILLEA, W la CGIL, W L’unità delle lavoratrici e dei lavoratori. 

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