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22.06.15 "Una strage silenziosa che si consuma nell`indifferenza e contro la quale sembra che nessuno voglia combattere sul serio. La conta delle morti sul lavoro si allunga con un altro nome, il ventesimo in Sicilia dall`inizio dell`anno, secondo i dati Inail, il terzo in edilizia, settore da sempre fra i più colpiti dagli infortuni, anche mortali, sul lavoro." Così apre l'articolo di Repubblica Palermo del 20 giugno, con intervista a Francesco Tarantino, segretario generale Fillea Sicilia.

L'articolo prosegue:

"E i dati fotografano una verità tragica: con la crisi economica, devastante per l`edilizia, aumenta la concorrenza fra imprese, il lavoro nero, l`assenza di garanzie e di sicurezza mentre l`organico e le risorse di chi dovrebbe controllare i cantieri sono ridotti al lumicino. Così in Sicilia, solo nelle costruzioni, si è passati dai nove morti del 2010 ai 16 del 2012 fino ai 18 dello scorso anno. «Ci sono più cause che si intrecciano - spiega Franco Tarantino della Fillea Cgil - anzitutto le norme sulle gare d`appalto che premiano il massimo ribasso e non l`offerta più vantaggiosa. Dopo avere vinto la gara l`impresa può risparmiare sul costo del lavoro, sulla qualità delle materie prime e sulla sicurezza. In teoria le somme per quest`ultima voce non sono oggetto di ribasso ma senza controlli le imprese facilmente tagliano su questo».
E con la crisi tutto è peggiorato. Negli ultimi cinque anni, secondo la Fillea, si sono persi in Sicilia 87 mila posti di lavoro, 900 imprese sono fallite, 6.000 risultano cancellate, il 50 per cento degli edili risulta senza lavoro. Ma questi dati nascondono un abnorme aumento del lavoro nero e persino "l`immersione" di intere imprese. «Stimiamo che in Sicilia la metà degli edili lavori in nero - spiega Santino Barbera della Filca Cisl - e visto che il settore è praticamente bloc- cato si accetta qualsiasi lavoro in qualsiasi situazione». «Almeno il 10 per cento delle imprese si sono cancellate ma continuano a lavorare - aggiunge Tarantino e adesso molti muratori lavorano per le imprese con la partita Iva, come liberi professionisti e quindi la sicurezza se la dovrebbero pagare da soli».
Ma il dato che salta più agli occhi è quello tratto dal confronto fra le dichiarazioni di inizio attività che le imprese inoltrano alla cassa edile e i cantieri censiti dai Comuni: «Lo scarto fra i due dati è del 73 per cento - rivela Tarantino - basta questo per rendersi conto delle dimensioni di un fenomeno che, ricordiamo, significa illegalità». Dai piccoli lavori condominiali ai grandi appalti non si salva nessuno: «Nei grossi cantieri c`è il meccanismo dei subappalti - racconta il segretario Fillea - con l`impresa che vince con il ribasso, affida un primo subappalto con un altro ribasso e lo stesso fa l`azienda subappaltatrice con una più piccola. Non si può che arrivare a lavoratori in nero».
Tutto questo mentre gli ispettorati del lavoro che dipendono dalla Regione non sono più in condizione di effettuare i controlli. «In tutta la Sicilia ci sono quasi 200 ispettori ma ne servirebbero almeno 500 - spiega Tarantino - in provincia di Palermo si arriva a nove, due soli per il capoluogo e sono oberati da lavoro in ufficio». Rimangono i nuclei dei carabinieri dislocati negli ispettorati. «Fanno il loro lavoro al meglio - concordano Barbera e Tarantino - ma nelle ultime leggi finanziarie la Regione ha tagliato i fondi che servono ai militari per le trasferte e le ispezioni rendendo difficile il loro lavoro».
E dire che all`inizio del suo governo Raffaele Lombardo sembrava avere affrontato il problema: «Si spesero quattro milioni di euro per formare come ispettori 320 dipendenti regionali - ricorda Barbera - ma nessuno di loro è stato poi trasferito agli ispettorati. Avevamo proposto all`Ars - aggiunge Tarantino - una legge per dare priorità nelle opere pubbliche agli operai che avevano denunciato il lavoro nero. Ma è stata stralciata». «E per giunta - conclude amaro Barbera spesso i processi per le morti sul lavoro non riescono a punire i responsabili»."

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