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14.07.15 "Il presidente della Regione Vincenzo De Luca  ha esordito, in occasione della premiazione del progetto vincitore del concorso internazionale bandito per la ricostruzione di Città della Scienza, con enfasi partecipata, con la volontà di fare della Campania il più grande cantiere di Europa. Proposito importante, impegnativo, salutare per il rilancio dell`economia complessiva della regione, pur tuttavia non privo di rischi e di insidie." Così scrive Gianni Sannino, segretario generale della Fillea Campania, intervenendo sull'edizione campana della Repubblica.
L'intervento prosegue: 
Lo dico dal versante di una frontiera sindacale impegnata, da tempo sul contrasto alla lunga crisi che strangola la filiera del settore delle costruzioni, a tutela dell`occupazione e del reddito individuale e collettivo dei lavo- ratori, e che da tempo reclama cambi di passo nelle politiche di sviluppo a partire dall`edilizia, ma che non vuole essere indifferente di fronte ai rischi di una deriva "cementificatoria" e "deregolata" del settore.
Per la Fillea e per la Cgil, quella della sostenibilità è una scelta irreversibile, intesa come superamento della separazione, a volte stereotipata, con il costruire.
Come Fillea e Cgil abbiamo posto l`obiettivo strategico,in parte coraggioso, di uscire dalla crisi non costruendo più case. Scegliendo la strada del consumo di suolo zero, della rigenerazione urbana e del riuso, della messa in sicurezza del patrimonio edilizio e del territorio. Una cultura produttiva e quindi sindacale, che parla di un mercato e di un cantiere che realizza le sue attività non fine a se stesse.
Il declino e la crisi che ha coinvolto il Paese e la Campania, ha significato per le costruzioni il non misurarsi con i temi della sostenibilità quale paradigma delle nuove politiche produttive, sociali e di sviluppo.
Misurarsi con un mercato sostenibile, esaltando e valorizzando le risorse, il territorio, le città, il grande patrimonio culturale (Pompei e non solo ), l`ambiente, le infrastrutture per la mobilità e per la vita sociale. E quindi un lavoro sostenibile, che parta dalla sua ricomposizione e riconoscimento sociale, contro la dispersione e l`emarginazione. Una visione della sostenibilità non disperata e non imposta, non intesa come freno alla crescita.
Al contrario, e sono maturi i tempi, vederne la ricchezza e le enormi potenzialità e opportunità che essa può sprigionare. Sconfiggendo anche una tesi secondo la quale la sostenibilità costerebbe troppo, e quindi non sostenibile, non c`è niente di più errato. Occorre un`idea di programmazione dello sviluppo, anche dentro l`Agenda Europea 2014-2020, un governo delle emergenze, che richiami una diversa e più "amica" politica fiscale, favorendo la crescita regolata, quello che è stato con l`esperienza del "Progetto Sirena" a Napoli, troppo frettolosamente abbandonata, e che, invece, si può non solo riprendere ma estendere alla frontiera più ampia e ambiziosa di un grande processo di recupero e bonifica di ampie fette di territorio antropizzato, riqualificazione e rigenerazione di porzioni urbane, efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente, guardando alle energie rinnovabili, ai materiali eco-compatibili, ad un ciclo razionale e integrato dei rifiuti, un diverso e più sostenibile uso del territorio e del suolo.
In questo quadro l`investimento, non solo quantitativo, sul capitale umano rappresenta per il sindacato un tassello centrale della sostenibilità, un patrimonio imprescindibile per un nuovo modello d`impresa e qualità del lavoro.

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