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05.08.15  In sette anni, il settore delle costruzione a Foggia ha dimezzato gli occupati, passando da 12 mila a 6 mila addetti. A lanciare l’allarme è il segretario generale Fillea Cgil di Capitanata Giovanni Tarantella, sottolineando che “non è più possibile parlare di bolla del settore, occorre invece prendere atto che siamo in una fase di stabilizzazione e per tanto nulla sarà come prima. E da questa considerazione partire per immaginare un nuovo tipo di sviluppo che sostenga la crescita e l’occupazione”.
La crisi, spiega Tarantella, ci consegna però “anche un’opportunità e assieme la necessità di fare delle scelte. Indichiamo da tempo come serva un forte investimento pubblico che punti sulla riqualificazione delle città, sulla tutela e messa in sicurezza del territorio, sul risparmio energetico, su infrastrutture utili e strategiche, a partire da quelle che abbiamo indicato come già finanziate e che in maniera inspiegabile segnano il passo nella fase di avanzamento dei cantieri”.
Per la Fillea “deve avanzare un nuovo modello culturale per creare anticiclicità, tipico nel settore delle costruzioni, basato sul consumo zero dei suoli. È necessario prepararsi ai parametri dell’Unione Europea che indicano nel 2050 consumo dei suoli zero. Ciò ci deve spingere a una riconsiderazione di aree abbandonate e pronte per un processo di riconversione o rigenerazione”. Ma come arrivare al consumo zero? Per tarantella iniziando a “sottoscrivere intese con tutti i Comuni della provincia, per inaugurare una nuova stagione per le costruzioni. Si aprirebbe un nuovo mercato in cui trovare linfa per far ripartire le imprese, ristrutturandosi, riqualificandosi e certificandosi; un nuovo modello che deve avere come base la regolarità contrattuale e previdenziale, puntando forte sulla formazione e la riqualificazione dei lavoratori del settore”.
Lo scenario delle città più grandi della Capitanata “ci parla – ricorda Tarantella – di un elevato numero di persone con difficoltà abitativa e un altrettanto elevato numero di alloggi in vendita o in locazione, assolutamente inutilizzati perché la crisi che ha eroso i redditi ha contratto la domanda. Né è possibile immaginare un tale sviluppo delle nostre città nel medio-lungo periodo, che giustificano ancora consumo di suolo e nuovo cemento. Allora occorre riconvertire le imprese, puntare sulle professionalità, e non vivacchiare con cantieri dove sono oramai presenti solo partite Iva e lavoratori in nero o grigio”
 
Fonte: Rassegna.it

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