12.02.16 "Un licenziamento che suona tanto come un segnale, forte e chiaro, per chiedere di allentare i controlli sulla sicurezza in cava. Un messaggio che parte, per ora, da un singolo imprenditore ma che è condiviso da tutta l`Associazione Industriali, in barba al rafforzamento delle ispezioni previsto dalla legge regionale 75 - ancora inattuato - e ai proclami che puntualmente partono all`indomani delle morti sul lavoro." E' il racconto del Tirreno sullo sciopero che ieri ha bloccato le cave di marmo di Carrara.
L'articolo, a firma Cinzia Chiappini, prosegue:
Cgil e Fillea ci vanno giù pesante e in occasione dello sciopero convocato insieme a Feneal-Uil e Cobas Marmo contro il licenziamento di un cavatore della Escavazioni Polvaccio, puntano il dito contro l`intera Associazione Industriali. Secondo la Camera del Lavoro le ragioni addotte nella lettera di licenziamento consegnata venerdì scorso a Michele Santini dalla Escavazioni Polvaccio non reggono: primo perché il cavatore è un lavoratore "inattaccabile"; secondo, perché anche le motivazioni "economiche" - ovvero il fatto che la cava non produca più materiali vendibili - fanno acqua.
Alla Escavazioni Polvaccio si estraggono blocchi e sassi: questi ultimi vengono acquistati da Omya per la produzione del carbonato di calcio. Questo rappresenta, secondo il sindacato, un mercato garantito al di là delle alterne fortune dei materiali di pregio.
Santini, dicono dalla Cgil, è stato licenziato per altri motivi: «Il nostro timore è che questo provvedimento sia un modo per fare pressioni verso le istituzioni, e in particolare su Asl, affinchè vengano allentati i controlli sulla sicurezza» spiega Roberto Venturini, segretario provinciale di Fillea Cgil, il sindacato che ha "lanciato" la mobilitazione di ieri.
Il sindacalista racconta che dopo i tre incidenti mortali registrati tra agosto e dicembre dello scorso anno, l`Azienda Sanitaria ha effettivamente intensificato i controlli al monte. «Questo gruppo ultimamente è stato visitato diverse volte e dunque questo licenziamento è un segnale per dire di allentare la morsa. Ma è sbagliato» aggiunge Venturini.
Ma per la Cgil quella del patron della Escavazioni Polvaccio non è un`azione in solitaria: «La responsabilità è di tutta Assindustria: in un`economia fiorente come quella del marmo non si può lasciare a casa un lavoratore senza alcun motivo. Per questo pensiamo che con questo licenziamento si voglia ottenere un allentamento dei controlli» rilancia Paolo Gozzani, segretario della Camera del Lavoro che poi attacca: «Quando muore qualcuno in cava o al piano sono tutti in prima fila a chiedere più sicurezza. Bisogna essere presenti nel quotidiano e oggi più che mai, per condannare chi prova a minacciare gli organismi deputati ai controlli».
Un`accusa questa condivisa anche dai Cobas del Marmo: «Barattini non ha alcuna giustificazione valida. La verità è che ha seguito la linea degli industriali che vogliono licenziare liberamente, magari liquidando il cavatore con due sol- di. E così si rischia l`effetto a macchia d`olio. Se passa questo caso, il fenomeno può dilagare» commenta, preoccupato Dino Novembri. Pur non avendo aderito allo sciopero anche Filca Cisl, interviene su questa vicenda. «Esprimiamo piena solidarietà al lavoratore licenziato, ma crediamo che il caso debba essere trattato attraverso i canali legislativi».
Filca ricorda che «in questi anni il settore ha perso migliaia di posti di lavoro, anche con licenziamenti discriminatori, ma non si è mai fatto un`ora di sciopero». E così parte la polemica: «A quale organizzazione bisogna essere iscritti per avere la solidarietà di tutto il mondo del lavoro?» si chiedono polemicamente dalla Cisl, con una frecciata espressamente indirizzata a Cgil."