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10.05.16 "Questa volta a morire è stato un precario di 61 anni. A testimonianza di un settore in cui la crisi ha colpito forte, rompendo schemi e modi di lavorare lunghi secoli e mettendo di conseguenza a rischio la sicurezza sul posto di lavoro. Si chiamava Carlo Morelli ed era un operaio alla Co.Se.Luc, una segheria di marmo nellazona industriale di Massa. Così il racconto di Massimo Franchi per L'Unità sulla' incidente mortale avvenuto ieri a Carrara.

L'articolo prosegue:

"E` stato trasportato al pronto soccorso in fin di vita ed è deceduto poco dopo in ospedale. SI tratta del 32esimo operaio morto dal 2010 a oggi nel settore lapideo: cioè cave e segherie di marmo. Un numero enorme in un periodo di crisi, seppur passata con la nuova espansione degli ultimi anni. Un numero che porta il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a parlare di «carneficina». Un numero che porta i sindacati a parlare di sicurezza negata nel settore. «Ci sono diversi ordini di problemi: il primo riguarda la sicurezza, anche se non possiamo essere certi della dinamica dell'incidente; si sono staccate delle lastre di marmo che avrebbero dovuto essere legate con una cinghia. Forse la cinghiasi è rotta o forse erano state legate troppo lente, io spero che Morelli non fosse solo nelle manovre di movimentazione del carrello che trasporta le lastre, lo accerterà la magistratura», così Paolo Gozzani segretario provinciale della Cgil di Massa Carrara.

«La certezza che abbiamo è che a movimentare le lastre bisogna essere in due e che tempi e procedure sono ben codificati. Se il lavoratore non è messo nelle condizioni di rispettarle i rischi aumentano», denuncia Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea Cgil. «Chiediamo alle istituzioni di non continuare più con il buonismo. Da subito il governo deve introdurre il reato di omicidio sul lavoro, punendo nei casi di accertata violazione i responsabili nella gerarchia aziendale. Per bloccare la mattanza in atto ci vuole più repressione nei confronti degli imprenditori che non rispettano le normative esistenti; occorre - continua Lo Balbo - affermare con decisione il principio che nella cave, nelle segherie e nei laboratori dove si determinano conseguenze negative per i lavoratori le concessione vanno revocate. Servono maggiori e più rigorosi controlli da parte di tutti i soggetti pubblici che ne hanno il compito. Alle associazioni dei datori di lavoro chiediamo di non continuare a tollerare comportamenti illeciti», conclude.

Franco Turri, segretario generale della Filca-Cisl ribadisce poi la proposta del suo sindacato: «introdurre nel settore lapideo la `patente a punti`, vale a dire un sistema premiale che escluda dal settore le aziende nelle quali si verificano infortuni, favorendo le realtà virtuose», notando poi «come siano sempre più numerose le vittime ultrasessantenni, costrette a lavori pesanti anche quando il fisico non regge più la fatica», conclude Turri.

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi affida a Facebook le sue riflessioni: «Ancora un morto in provincia di Massa e Carrara nel settore del marmo. Noi potenziamo la prevenzione e i progetti speciali di vigilanza, assistenza e controlli atappeto. Ma nessuno dimentichi l`articolo 18 della legge 81 sulla responsabilità e gli obblighi dei datori dí lavoro per la sicurezza dei lavoratori», aggiunge Rossi. Il Parlamento intanto si muove immediatamente. «Uurgenza di affrontare il tema della sicurezza sul lavoro nel settore del marmo - afferma la senatrice del Pd Camilla Fabbri, presidente della Commissione d`inchiesta sugli Infortuni sul lavoro - ci porta domani (oggi, ndr) a prevedere l`audizione del Procuratore di Massa CarraraAldo Giubilaro, in merito ai profili di tutela della salute e sicurezza sul lavoro», annuncia.

 

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