12.05.16 "Il Piemonte, ancora una volta, si schiera in prima fila dando l`esempio a tutto il resto d`Italia. Questa volta, il primato riguarda i contratti dell'edilizia: la nostra regione, infatti, è la prima nel Paese ad aver sottoscritto tra le parti sociali un accordo di secondo livello che abbia un valore su tutto il territorio, indipendentemente dalla provincia e dalla città in cui opera una determinata azienda artigiana (sono oltre 53mila)." Questo il racconto del Giornale del Piemonte di oggi.

 

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Un mosaico all`interno del quale mancano altre realtà da toriali come l`Ance o l`Api, ma intanto si tratta già di un`enorme semplificazione delle regole in campo - rendendole più omogenee e uguali per tutti -, ma soprattutto la speranza dei promotori (Cna, Confartigianato e Casartigiani Piemonte insieme ai sindacati) è che un giorno si possa raggiungere lo stesso risultato coinvolgendo tutti gli attori del mondo del mattone, grandi o piccoli che siano.

«Si tratta di una grande innovazione dal punto di vista della contrattazione - spiega Filippo Provenzano, segretario regionale di Cna - che dimostra come il dialogo tra le parti sia ancora utile e pro duca risultati importanti, soprattutto quando si riesce a fare innovazione».

Ma l`altro grande messaggio che si legge nemmeno troppo tra le righe di questo passo a suo modo storico è il segnale di un settore che, pur essendo tra quelli che ha sofferto e sta soffrendo di più gli effetti della crisi, non vuole arrendersi e, anzi, rilancia. «Speriamo che questo passo avanti - dice ancora Pro venzano - vada di pari passo con tre leve che sono nelle mani di politica e istituzioni. Innanzitutto lo sblocco delle risorse legate all`allentamento del Patto di stabilità.

Quindi l`applicazione del nuovo codice degli appalti, su cui la Pubblica amministrazione auspichiamo che proceda e non tentenni e infine la creazione da parte della Regione della Consultadell`edilizia, che punta a una regia complessiva del territorio».

Proprio questa Consulta solleva qualche perplessità: «Finora la Regione è stata latitante, visto che non siamo mai stati convocati per questo tavolo», dice Piero Donnola di Filca Cisl, che però l`affondo più deciso lo riserva alla risonanza che la crisi dell`edilizia, spesso, non conosce: «In questi anni abbiamo perso qualcosa come 80mila posti di lavoro. Se fosse successo alla Fiat, sarebbe scoppiata la rivoluzione. Invece, in questi casi, spesso si tratta di aziende di due o tre dipendenti e non fa rumore».

Un altro aspetto rilevante riguarda le grandi opere: ci sono protocolli che impongono l`assunzione dipersonale del territorio, ma non sempre tutto va per il verso giusto. «Sulla Tav le cose stanno andando secondo gli accordi, anche grazie all`impegno proprio delle parti sindacali - dice Lucio Reggiori, Fillea Cgil -, ma speriamo che lo stesso succeda anche per altre due opere particolarmente importanti come la Metro e il Terzo Valico: è necessario che tutta la filieravenga coinvolta, arrivando a raggiungere anche le piccole imprese artigiane. Altrimenti non si può invertire la tendenza».

Ma tornando al contratto unico, come accennato, quello compiuto ieri dalle forze dell`artigianato, che di fatto pesano per circa il 60% del settore in Piemonte, è solo un primo passo: «Quella di oggi è solo una tappa - dice Luciano Gandolfo, presidente regionale degli edili di Confartigianato -: il traguardo è arrivare anche ad allargare l`area di competenza degli enti bilaterali».

E sugli enti bilaterali punta forte anche Giovanni Brancatisano, responsabile regionale edili per Cna: «Se riuscissimo a far sedere tutti intorno allo stesso tavolo, si potrebbe rilanciare la partita dell`innovazione, facendo di Torino e del Piemonte unvero polo di eccellenza su scala nazionale». 

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