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Nel cosiddetto «pacchetto sicurezza» è stato introdotto il reato di immigrazione clandestina, cioè di ingresso o permanenza irregolari nel nostro territorio. Il passaggio dall’area dell’illecito amministrativo a quella penale ha notevoli ripercussioni sul piano etico, sociale e giuridico ed è in netto contrasto con la tradizione e la cultura italiane. Ma oltre a costituire un motivo di disonore per il nostro paese, la legge in questione è affetta da gravi imprecisioni tecniche, da numerose violazioni costituzionali, da un elevato costo a carico dello Stato e dalla sua sostanziale inapplicabilità sul piano concreto.

A peggiorare le cose è sopravvenuta l’iniziativa del cosiddetto «respingimento collettivo», facendo così venire meno il diritto d’asilo, diritto unanimemente riconosciuto dalla tradizione dei popoli civili e dal diritto internazionale. L’Autore si sofferma infine sulla ambigua sanatoria delle cosiddette «badanti», dalla dubbia legittimità costituzionale e dalle molteplici difficoltà applicative, confermate dal ridotto numero di richieste presentate alla scadenza del termine previsto.
«Se la storia dell’emigrazione ci dice molto di come eravamo e di come rischiamo di diventare, altrettanto farebbero, se fossimo disposti ad ascoltarle, le storie dei migranti di oggi. Storie che iniziano in paesi poverissimi, sconvolti dalle guerre e oppressi da regimi dittatoriali, e che troppo spesso finiscono fra le dune del Sahara o le onde del Mediterraneo. Le stesse che a lungo hanno cullato il corpo di Ester, giovane nigeriana il cui nome in ebraico significo “la nascosta”. Ester in questo caso costretta a nascondersi e così annegata nelle “acque di nessuno” fra Italia e Malta. Per tre giorni, ad aprile scorso, i due governi si sono rimpallati come una “merce indesiderata” la barca sulla quale lei, ormai morta, era salpata insieme a tanti naufraghi che invocavano soccorso». Dalla prefazione di don Luigi Ciotti.

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