EDILIZIA: FILLEA CGIL, IN LOMBARDIA SETTORE STRITOLATO E NON PIU' VOLANO RIPRESA

LA CONFERENZA STAMPA FILLEA NAZIONALE E LOMBARDIA E CGIL LOMBARDIA, CON SCHIAVELLA, DI GIROLAMO E BASEOTTO.



22.07.10 Pochi i grandi cantieri e bloccate dai vincoli del patto di stabilita' tutte le piccole opere. In Lombardi...

EDILIZIA: FILLEA CGIL, IN LOMBARDIA SETTORE STRITOLATO E NON PIU' VOLANO RIPRESA

LA CONFERENZA STAMPA FILLEA NAZIONALE E LOMBARDIA E CGIL LOMBARDIA, CON SCHIAVELLA, DI GIROLAMO E BASEOTTO.



22.07.10 Pochi i grandi cantieri e bloccate dai vincoli del patto di stabilita' tutte le piccole opere. In Lombardia, come nel resto del Paese, anziche' essere il volano per la ripresa, il settore dell'edilizia sta rischiando invece di perdere completamente i propri connotati. La denuncia arriva da una ricerca della Fillea e della Cgil regionali della Lombardia, presentata oggi a Milano. Uno studio che traccia un quadro a tinte fosche sul sistema e sulle sue criticita', a partire dall'irregolarita' del lavoro, esplosa in modo drammatico negli ultimi due anni.
Un settore, quello dell'edilizia, che appare "stritolato -avvertono Fillea e Cgil- tra un mercato delle grandi opere pubbliche sottratto alla competizione e consegnato a 'cricche' secondo collaudati rituali di corruzione e collusione tra politica e affari, come raccontano le ultime vicende legate all'Expo, e un mercato dei lavori privati senza regole ne' controlli, dove la scarsezza di investimenti, la fragilita' delle imprese e il sistema del massimo ribasso stanno scatenando una guerra senza esclusione di colpi, fatta a suon di lavoro nero, caporalato, lavoro grigio, riduzione della sicurezza, illegalita', infiltrazione sempre piu' profonda delle organizzazioni criminali".
Per Marco Di Girolamo la crisi c'e' e il peggio deve ancora arrivare. Almeno nel settore dell'edilizia, in Lombardia. Un settore normalmente considerato 'anticiclico', ovvero che assorbe manodopera da altri comparti in crisi, ma che in questa fase non lo e' piu'. A lanciare l'allarme una ricerca della Fillea e della Cgil regionali della Lombardia, presentata oggi a Milano.
In due anni, tra il 2008 e il 2010, solo in Lombardia, nel settore delle costruzioni quasi 22mila edili hanno perso il lavoro, con un calo del 14,59%. Nello stesso periodo, c'e' stato un incremento esponenziale della cassa integrazione ordinaria che, con 5.086.092 ore in piu', e' esplosa raggiungendo quota +321%. Allo stesso tempo, le ore lavorate si sono ridotte del 20% (in valore assoluto 18.803.026 in meno). Sempre tra il 2008 e il 2010, c'e' stato un decremento del monte salari in valore assoluto di 122.646.847 milioni di euro, vale a dire, in percentuale, un -14,11%.
Due voci, ore lavorate e monte salari, precisa la ricerca, che dovrebbero registrare in decremento simile: invece, "la differenza del 5,88% a favore delle ore lavorate -spiega- e' un indicatore di come nella crisi aumenti l'evasione e l'elusione contributiva fiscale".
E, a propostito delle modalita' con cui le aziende evadono ed eludono, nella 'grande Milano' (Milano, Brianza, Legnano, Lodi), la ricerca fa osservare che l'insieme dei permessi non retribuiti (assenza giustificata e assenza non motivata) e' nel 2008 pari a 9.551.510 ore rispetto ai 59.182.091 ore lavorate, vale a dire il 16,14%. La media delle ore lavorate, raffrontata con le ore effettivamente lavorate da 200 a 250 ore mensili, "dimostra che mediamente piu' della meta' delle ore lavorate non viene denunciata in busta paga".
Non solo. "Per definizione il lavoro part-time in un cantiere -sottolinea lo studio- ci induce a ironizzare: e' un'evidente modalita' di elusione ed evasione fiscale e la riduzione del numero di lavoratori part-time e' legata all'aumento del nero".
Altra modalita' utilizzata e' quella di inquadrare il maggior numero di lavoratori edili al 1° livello, a prescindere dalla mansione e dalla competenze professionali. Nel 2000, i lavoratori edili inquadrati al 1° livello erano il 27,3% del totale e nel 2009 sono il 43,5%.
Se si considerano le singole ripartizioni territoriali della Lombardia, il calo maggiore di addetti all'edilizia si registra, nel periodo considerato, a Milano, con 5.705 operai in meno. Seguono: Bergamo con -3.155 complessivi, Brescia con -2.121, Pavia con -1.222, Varese con -1.165, Como con -1.002, Lecco con -468, Mantova con -448, Cremona con -277 e Sondrio con -206.
Quanto alle ore di cassa integrazione, l'incremento maggiore spicca a Mantova, dove sfiora il 638%. Rilevante la crescita anche a Bergamo, dove arriva al 575% e a Lecco con il 507%. L'aumento e' del 389% a Cremona, 330% a Milano, 327% a Como, 320% a Pavia, 279% a Varese, 273% a Brescia e 160% a Sondrio.
Per un operaio edile, mediamente, la denuncia delle ore contrattualmente lavorate in busta paga e' di 100 ore/mese, ma ne lavora 200: quindi 100 ore compaiono in busta e 100 sono fuori busta in nero. Considerando un salario medio 2.000 euro, quindi, si puo' stimare un'evasione pari al 58% (35% di contributi piu' 23% al fisco in media). A calcolare l'incidenza di elusione ed evasione contributiva e fiscale nel settore dell'ediliza, in Italia, nel 2009, e' una ricerca della Fillea e della Cgil regionali della Lombardia, presentata oggi a Milano.
Una simulazione costruita prendendo a riferimento i dati medi: "Questo vuol dire -spiega il sindacato- che esistono imprese con 160 ore/mese lavorate e imprese con 40 ore/mese lavorate, quindi ci sono imprese edili che si astengono e rispettano le regole (relativamente poche), contratti e norme legislative, ma gran parte non le rispetta".
E costruita anche, si precisa, "consapevoli di quali sono le ragioni all'italiana che alimentano comportamenti non leciti, in un mondo che ha fatto delle deroghe una norma: in Italia ci sono ottomila Comuni e altrettanti modi di scrivere un bando di gara; dal 2006 al 2008 gli affidamenti senza gara di appalto sono passati dal 3,9% all'8,9%, per un importo complessivo lievitato da 457,2 milioni di euro a 1.314 milioni di euro, dovuto in gran parte alla crescita della corsia preferenziale assegnata alle opere urgenti, o presunte tali, gestite dalla Protezione civile". "E lo scorso anno -si ricorda- una norma ha innalzato da 100mila euro a 500mila l'importo al di sotto del quale si puo' rinunciare alla gara d'appalto''.
Per il sindacato, dunque, "viene spontanea la domanda, se i lavoratori sono conniventi con le aziende e quindi se l'evasione contributiva e fiscale e' congenita nel 'popolo operaio': noi riteniamo che i lavoratori siano costretti ad accettare tali condizioni, pena il licenziameto o la non possibilita' di lavorare".
Basti pensare che il valore dell'elusione ed evasione fiscale e contributiva annuo e' pari al 43% della Finanziaria, senza considerare i 651.800 lavoratori indipendenti che hanno operato nel settore edile nel 2009. E che spesso, ricorda il sindacato, "sono imprenditori di se stessi, costretti a diventare 'partite Iva', socio cooperatore, artigiano ecc.". In totale, gli occupati nel settore costruzioni sono 1.272.300 di cui: 150.600 dipendenti in nero, l'11,84%, e 1.121.700 dipendenti mediamente in 'grigio', cioe' l'88,16%. L'aumento dell'elusione e dell'evasione non e' solo legato alla crisi, secondo la Fillea Cgil, ma anche alle politiche del governo, "che al di la' dei grandi annunci ha ridimensionato e in alcuni casi cancellato i provvedimenti del precedente governo (Bersani, Visco sulla tracciabilita', Damiano), da ultimo il silenzio-assenso per chi vuole costruire e l'azzeramento delle autorizzazioni ambientali 'coerenti' alla lotta all'evasione di tremontiana memoria".
Ci sono, pero', per il sindacato, grandi possibilita' d'intervento per gli organi preposti all'attivita' ispettiva e investigativa, "che non richiede strumenti e mezzi particolari, perche' nei cantieri edili tutto avviene a cielo aperto, quindi un intervento efficace senza alcun particolare strumento investigativo porterebbe risultati positivi alle casse dello Stato, consapevoli che per gli operatori preposti esistono rischi e pericoli legati alla presenza di organizzazioni malavitose e mafiose nei luoghi di lavoro, come per i sindacalisti che frequentano i cantieri".
In edilizia, gli imprenditori, prevalentemente italiani (91%), 'scaricano' la crisi prevalentemente sui lavoratori immigrati. E' quanto emerge da una ricerca della Fillea e della Cgil regionali della Lombardia, presentata oggi a Milano. In particolare, questo vale per la Lombardia dove, nel 2009, gli addetti migranti sono il 43,4% del totale (in valori assoluti 71.012), per un monte salari stranieri nello stesso periodo pari al 32,5% (524.521.965).
Dunque, osserva il sindacato, "i lavoratori migranti sono quelli che sono piu' ricattabili e quindi piu' subiscono". Inoltre, le ore lavorate da migranti sono il 34,5% (56.950.815), gli operai migranti inquadrati al primo livello sono il 68,8% del totale (48.955) e quelli a tempo parziale il 63,6% (7.877).
Ancora, gli operai stranieri under 35 sono il 55,6% (39.857) e le imprese con titolare straniero il 9% (2.743). E sugli addetti migranti, ovvero il 43,4% del totale, siamo vicini al sorpasso, anche se il dato 2009 su quello 2008 (45,7%) e' in decremento: basti pensare che nel 2000 gli stranieri erano appena il 12,5% degli operai nel settore.
Quanto all'evoluzione della presenza delle varie nazionalita' di manodopera che opera in edilizia, se nel 2000 le nazionalita' prevalenti erano quelle del Nord Africa, oggi quelle maggioritarie in Lombardia sono quella rumena e albanese. Nel 2009, infatti, risultano iscritti alle Casse edili della Lombardia 16.271 rumeni, 12.052 albanesi, 9.256 egiziani, 7.884 marocchini, 3.409 provienienti dalla ex Jugoslavia e 2.635 tunisini. Se si considerano i singoli territori della Lombardia, la presenza di migranti tra gli operai edili risulta, nel 2009, piu' alta a Milano, con il 52,1% sul totale. Un'incidenza elevata si rileva anche a Pavia con il 46,3%, Como con il 42%, Varese con il 40,7%, Cremona con il 39,2%, Brescia con il 38,8% e Mantova con il 38,6%. Il valore oscilla tra 30,7% e 36,1% a Bergamo (rispettivamente, dati Cassa edile e Edilcassa). La percentuale e' del 34% a Lecco, mentre scende al 18,8% a Sondrio.
"Quando si affronta il tema dei migranti -sostiene la Fillea Cgil- prevale l'ipocrisia o l'omerta', una grande diversita' tra dichiarato e agire, comportamenti concreti, ovvero si ignorano volutamente le evidenze". Cosi', si ricorda che un terzo dei bimbi nati a Milano sono figli di migranti, che i migranti versano all'Inps 5 miliardi di euro all'anno, che abbiamo il record europeo di infortuni mortali sul lavoro con un incremento esponenziale di quelli di lavoratori migranti.
"In una situazione di emergenza e di crisi -conclude il sindacato- speriamo che questa nostra ricerca possa, in piccola parte,servire a creare e consolidare la consapevolezza che il lavoro,l'integrazione e il diritto di cittadinanza siano una possibile risposta a queste problematiche".
FONTE LABITALIA/ADNKRONOS

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