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RAPPORTO FILLEA FLAI IRES SU IMMIGRAZIONE.



01.07.11 Sono 400-500 le persone che si trovano prima dell'alba nelle rotonde tra Castelvolturno e Villa Literno per andare a lavorare nei cantieri dalle cinque di mattina fino alle otto di sera. E' qui, in provincia di Caserta, e' che scoppiata due anni fa la ''madr...

RAPPORTO FILLEA FLAI IRES SU IMMIGRAZIONE.



01.07.11 Sono 400-500 le persone che si trovano prima dell'alba nelle rotonde tra Castelvolturno e Villa Literno per andare a lavorare nei cantieri dalle cinque di mattina fino alle otto di sera. E' qui, in provincia di Caserta, e' che scoppiata due anni fa la ''madre di tutte le rivolte degli immigrati'', come la definisce Jean Rene' Bilongo, un sindacalista della Cgil locale. E quest'area e' ancora la prima in Italia per rischio conflitti, secondo una ricerca Ires-Cgil.

La miscela esplosiva di lavoro nero, poverta' e criminalita' rende infatti il Sud Italia una ''polveriera'' sociale, con le parole del segretario Confederale della Cgil, Serena Sorrentino. Gli scontri tra immigrati e italiani potrebbero ripetersi e non solo nelle provincie di Caserta e Crotone (al centro della rivolta di Rosarno nel 2010), ma anche a Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Reggio Calabria, Salerno, Catania, Trapani, Foggia, Taranto, Palermo, Agrigento e Lecce. Sono tutte province del Sud, sette in Sicilia, tre in Campania e in Puglia e due in Calabria. Terre difficili, duramente colpite dalla crisi e dalla riforma degli aiuti europei per l'agricoltura del 2008.

''La presenza dei lavoratori stranieri comincia a divenire 'scomoda' e sempre meno gradita alla popolazione locale e dalle stesse istituzioni dal momento in cui non viene piu' considerata indispensabile e funzionale all'andamento dell'economia locale - si legge nel rapporto - e la crisi ha accelerato la chiusura di molte ditte di costruzioni e di imprese agricole, gia' in condizioni precarie''. ''Qui gli immigrati hanno gli stessi problemi degli italiani, come il lavoro o l'affitto - racconta un attivista dell'associazione Black&White, Fulvio Tortora - Sono tutti sulla stessa barca. La gente e' sfiduciata perche' quello che manca agli immigrati manca anche agli italiani''.

Uno degli elementi che aggravano la situazione e' ''l'assenza di una politica di integrazione'', secondo Serena Sorrentino, che dovrebbe passare attraverso ''accordi con le parti sociali'', ''controlli sulla legalita' diffusi anche attraverso le istituzioni sanitarie'' e ''nuovi meccanismi di rappresentanza dei lavoratori''.

''Contro il lavoro nero serve un'azione di sistema - aggiunge il segretario generale di Fillea - Cgil, Walter Schiavella - il Governo la sta facendo ma in direzione contraria a quella che servirebbe in un paese che ha un terzo del Pil di economia illegale e 100 miliardi di evasione fiscale''. ''Riteniamo che una vera politica di integrazione passa dall'intreccio tra politiche del lavoro, quelle abitative e di welfare'' sottolinea il segretario nazionale di Flai-Cgil, Gino Rotella. Oggi il 65% degli stagionali vive in baracche e il 10% in tende. Le paghe non superano 25 euro al giorno.

FONTE: ANSA




01.07.11 "Irregolarità, lavoro nero, caporalato, illegalità diffusa sono i sintomi più odiosi ed evidenti di una “malattia” di cui soffre l’intero Paese, esplosa in tutta la sua virulenza con la crisi. Quella malattia è il modello di sviluppo sbagliato, basato non sulla qualità, sull’innovazione e quindi sul valore del lavoro, ma sulla riduzione dei costi. Funzionale a quel modello è proprio la diffusione della illegalità, al tempo stesso causa ed effetto."
E' quanto ha affermato Walter Schiavella,segretario generale della Fillea Cgil, intervenendo il 1 luglio alla presentazione del Rapporto su immigrazione, commissionato da Fillea e Flai all'Ires Cgil.
"Dalla crisi non è possibile uscire amplificando quel modello, ovvero abbassando ancora di più i costi e le regole. Così sta facendo il Governo, che ad un settore come l’edilizia, caratterizzato da una strutturale frammentazione del sistema delle imprese, dalla forte presenza di evasione ed elusione delle regole, dalla sempre più pervasiva presenza di interessi criminali ed illegalità, ha voluto offrire come unica manovra anticrisi l’osso di una maggiore deregolamentazione del mercato e dell’abbassamento dei controlli."
Per Schiavella contro il lavoro nero serve un’azione di sistema "il Governo la sta facendo ma in direzione contraria a quella che servirebbe in un paese che ha un terzo del Pil di economia illegale e 100 miliardi di evasione fiscale. E allora, le ganasce fiscali, l’innalzamento della soglia degli appalti pubblici con affidamento diretto, l’abbassamento dei controlli e quindi della presenza dello stato."
"Abbiamo, al contrario, bisogno di più stato" ha proseguito il lieader Fillea "intanto sul piano della regolazione del mercato: occorrono regole sicuramente più semplici ma che però consentano di selezionale le imprese sane, soprattutto in tempi di crisi. E poi sul piano dei controlli, perché ogni regola non vale senza i controlli e le adeguate sanzioni. Serve investire sull’attività ispettiva, perché fino a quando accadrà che una impresa rischia una ispezione ogni dieci anni, la convenienza sarà sempre correre il rischio piuttosto che mettere a norma ed in sicurezza il cantiere."
Dunque, solo attraverso una "azione sistemica di questa natura si può intervenire sulle distorsioni del mercato dell’edilizia, sull’irregolarità del lavoro e sulla diffusione del lavoro nero e del caporalato" ha concluso Schiavella.

Vai al Rapporto Ires - Abstract

Vai al comunicato stampa

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VIDEO: INTERVENTO DI WALTER SCHIAVELLA

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