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FILLEA CGIL. PRESENTATO IL 6^ RAPPORTO DELL'OSSERVATORIO GRANDI IMPRESE DELL'EDILIZIA E DEL CEMENTO.


Le prospettive per il prossimo anno per le grandi imprese di costruzione sono "incerte, legate in buona parte alla ripresa di una politica industriale orientata allo sviluppo". E' quanto si legge nel Rapporto su edil...

FILLEA CGIL. PRESENTATO IL 6^ RAPPORTO DELL'OSSERVATORIO GRANDI IMPRESE DELL'EDILIZIA E DEL CEMENTO.


Le prospettive per il prossimo anno per le grandi imprese di costruzione sono "incerte, legate in buona parte alla ripresa di una politica industriale orientata allo sviluppo". E' quanto si legge nel Rapporto su edilizia e cemento pubblicato dall'Osservatorio della Fillea Cgil.
"Un'indicazione prudenziale - aggiunge lo studio - viene dall'analisi dei dati disponibili del 2010: previsioni stabili o di lieve crescita per Impregilo, Astaldi, Trevi, Cmc, Salini e Vianini, ma soltanto grazie a un'ulteriore accelerazione sull'estero e sui servizi (principalmente le concessioni)".
Il settore viene da anni bui. "Nel 2009 - spiega la Fillea -, dopo un lungo periodo di crescita ininterrotta, le grandi imprese di costruzione cominciano a risentire gli effetti del perdurare della crisi, soprattutto della stasi del mercato interno delle opere pubbliche". In calo fatturati e utili (-2,7% i primi e -2,5% i secondi rispetto al 2008), le imprese cercano all'estero opportunita' di lavoro, ma "la pur continua crescita del fatturato oltre confine, passato dal 33,2% dal 2008 al 37,1% del 2009, non riesce a riequilibrare la caduta interna degli investimenti". Una flessione si registra anche nell'occupazione dipendente. Flessione, "piu' marcata nel dato consolidato che in quello relativo alle capogruppo (-5,8% e -9,3%)", e "piu' accentuata di quella dell'intero settore costruzioni".
Unici elementi in controtendenza, "in questo contesto critico", appaiono per la Fillea Cgil "quello della solidita' finanziaria delle imprese capogruppo, registrata nella classificazione di rischio finanziario, in sensibile crescita nel 2010, e l'evoluzione del portafoglio ordini complessivo, che torna a crescere in misura piu' decisa nel 2009 (12,9% contro il 3,9% del 2008, ma in molta parte estero). Resta e si consolida, dunque, la fiducia del sistema bancario verso le grandi imprese, continua con successo l'acquisizione dei lavori all'estero, il grande nodo critico resta quello di una politica infrastrutturale bloccata nelle risorse e poco efficace nel canalizzare gli investimenti verso priorita' strategiche per il paese".
Rispetto allo scorso anno, secondo l'indagine, si nota "un generalizzato miglioramento della internazionalizzazione (il numero di imprese internazionalizzate passa da 33 a 43), con un rafforzamento della presenza delle cooperative, che stanno tentando di attrezzarsi per l'estero", mentre si rafforza "la leadership delle specialistiche, detentrici del know how relativo a tecnologie a forte valenza innovativa (l'automazione degli scavi e la posa di reti, la costruzione e posa di elementi prefabbricati metallici di grandi dimensioni ecc.) FONTE: AGI



Vai alla relazione di Mauro Livi
Vai all'abstract del Rapporto su Edilizia
Vai alla presentazione del rapporto cemento

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Pagine di Rassegna Sindacale


TUTTE LE AGENZIE:


COSTRUZIONI: FILLEA-CGIL, CRISI ITALIA PROSEGUE, BOOM ESTERO NEL 2011 PREVISTA FLESSIONE 2,4%

(ANSA) - ROMA, 27 GIU - Cantieri fermi in Italia, boom delle grandi aziende all'estero. E' la conclusione dell'Osservatorio grandi imprese e lavoro 2011 presentato oggi da Fillea-Cgil. Una crescita della quota di fatturato estero dei grandi gruppi dell'edilizia italiana (che e' quasi raddoppiata dal 19.6% del 2004 e ha superato il 37% nel 2009) convive infatti con la crisi del settore in Italia.

I gruppi hanno perso il 9,3% nel 2009, interrompendo un ciclo positivo di molti anni, e anche per il 2011 l'Ance prevede una flessione del l'edilizia del 2,4%. I riflessi sull'occupazione sono pesanti con la distruzione di 300 mila posti di lavoro in 3 anni e la chiusura di migliaia di imprese, in una crisi che il segretario nazionale Fillea, Mauro Livi, definisce ''perfetta'' perche' riguarda il pubblico come il privato, i grandi appalti
come le piccole commesse.

EDILIZIA: FILLEA CGIL, GRANDI IMPRESE RISENTONO EFFETTI DEL PERDURARE DELLA CRISI =
Roma, 27 giu. (Adnkronos/Labitalia) - Nel 2009, dopo un lungo periodo di crescita ininterrotta, le grandi imprese di costruzione cominciano a risentire degli effetti del perdurare della crisi, soprattutto della stasi del mercato interno delle opere pubbliche. In calo fatturati e utili (-2,7% i primi e -2,5% i secondi rispetto al 2008), continuano a cercare all'estero opportunita' di lavoro precluse in Italia, ma la pur continua crescita del fatturato oltre confine, passato dal 33,2% del 2008 al 37,1% del 2009, non riesce a riequilibrare la caduta interna degli investimenti. E' quanto emerge dal sesto Rapporto dell'Osservatorio grandi imprese e lavoro della Fillea Cgil, presentato oggi a Roma.
Esistono alcune nicchie di mercato in controtendenza anche dal versante nazionale, come tutti i lavori riconducibili alla 'green economy' (integrazione del fotovoltaico e sfruttamento delle rinnovabili, nuove tecnologie prefabbricate ad elevate prestazioni, tecnologie e componenti per la riqualificazione energetica degli edifici).
Ma queste tipologie di lavori sono maggiormente adatte alle piccole e medie imprese, piuttosto che ai grandi competitors nazionali, che infatti colgono l'opportunita' solo per alcuni segmenti a loro confacenti (impianti medio-grandi di energia rinnovabile; applicazioni alle opere infrastrutturali; solo sporadicamente applicazioni diffuse).
Tornando ai trend delle grandi imprese, registriamo nel 2009, anche nell'occupazione dipendente, una flessione, piu' marcata nel dato consolidato che in quello relativo alle capogruppo (-5,8% e -9,3%), e tale flessione risulta piu' accentuata di quella dell'intero settore costruzioni, tanto da far diminuire il peso degli occupati della classifica rispetto a quello dell'edilizia (-6,3% contro il -6,7% del 2008).
Inoltre, la riduzione del lavoro, a livello nazionale, e' ancora piu' rilevante di quanto non appaia dal dato aggregato, in quanto la componente in crescita dell'occupazione e' prevalentemente quella estera.
Unici elementi in controtendenza, in questo contesto critico, appaiono quello della solidita' finanziaria delle imprese capogruppo, registrata nella classificazione di rischio finanziario, in sensibile crescita nel 2010, e l'evoluzione del portafoglio ordini complessivo, che torna a crescere in misura piu' decisa nel 2009 (12,9% contro il 3,9% del 2008, ma in molta parte estero).
Resta e si consolida, dunque, la fiducia del sistema bancario verso le grandi imprese, continua con successo l'acquisizione dei lavori all'estero, il grande nodo critico resta quello di una politica infrastrutturale bloccata nelle risorse e poco efficace nel canalizzare gli investimenti verso priorita' strategiche per il paese.
Un'indicazione prudenziale viene dall'analisi dei dati disponibili del 2010, per i gruppi che pubblicano il dato, ovvero quelli quotati in borsa e per altri tre di dimensioni rilevanti: previsioni stabili o di lieve crescita per Impregilo, Astaldi, Trevi, Cmc, Salini e Vianini, ma con soltanto grazie a un'ulteriore accelerazione sull'estero e sui servizi (principalmente le concessioni).
In conclusione, le prospettive per il prossimo anno non possono che essere incerte, legate in buona parte alla ripresa di una politica industriale orientata allo sviluppo, sul versante infrastrutturale, e al sostegno della domanda sostenibile, riguardo alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Riguardo all'indagine sui fattori di qualita' dello sviluppo, si possono confermare, in linea generale, i risultati dello scorso anno. Esistono comportamenti differenti, rispetto ai diversi criteri, identificabili a partire dalla tipologia di societa' presenti (cooperative, specialistiche, spa, societa' quotate in borsa).
Mentre appare nettamente superiore rispetto alla media il grado di internazionalizzazione e il livello di innovazione introdotta dai gruppi capitanati dalle quotate in borsa e dalle specialistiche, la situazione appare quasi ribaltata nel caso della responsabilita' sociale d'impresa: qui le cooperative, accanto a poche altre grandi, mostrano maggiore sensibilita' alla tutela e allo sviluppo delle risorse umane, alla difesa ambientale, alla qualita' e alla trasparenza dei processi produttivi, in una parola alla sostenibilita'del proprio sviluppo.
Il confronto con i profili di valutazione dell'anno passato mette in evidenza un generalizzato miglioramento dell'internazionalizzazione (il numero di imprese internazionalizzate passa da 33 a 43), con un rafforzamento della presenza delle cooperative, che stanno tentando di attrezzarsi per l'estero (tra le nuove entrate di quest'anno ci sono: Cmb, Cooperativa di costruzioni e Orion).
Per quanto riguarda l'innovazione, si rafforza quest'anno, ulteriormente, la leadership delle specialistiche, detentrici del know how relativo a tecnologie a forte valenza innovativa come l'automazione degli scavi e la posa di reti, la costruzione e posa di elementi prefabbricati metallici di grandi dimensioni.
Queste tecnologie, si legge nel Rapporto dell'Osservatorio grandi imprese e lavoro della Fillea Cgil, rappresentano, per l'intero mondo delle costruzioni, le innovazioni di gran lunga piu' rilevanti attualmente a disposizione. Esse coniugano un'altissima produttivita' con una forte specializzazione professionale, e presentano significativi risvolti positivi anche in termini di sicurezza sul lavoro. Le imprese specialistiche presenti nella nostra classifica sono leader mondiali nella progettazione, realizzazione e commercializzazione di macchine, attrezzature o componenti strutturali metallici, nonche' diretti utilizzatori delle stesse, realizzando in proprio le opere specialistiche.
Questo risultato conferma, da un canto, il ruolo positivo svolto, soprattutto a livello territoriale, dalle cooperative, dall'altro ribadisce il fatto che la dimensione del gruppo e' un fattore determinante anche ai fini della sostenibilita' dei processi produttivi. Essa, infatti, garantisce la possibilita' di dedicare risorse umane e finanziarie allo sviluppo di politiche aziendali di sostenibilita' (qualita', sicurezza, ambiente), capaci di definire, monitorare e raggiungere obiettivi di miglioramento delle performance economiche, sociali ed ambientali delle aziende.
E' pero' fondamentale, osserva la Fillea, che tali politiche di sostenibilita' non restino confinate nell'ambito delle attivita' delle capogruppo, ma vengano estese a tutta l'area di consolidamento, e che venga esteso anche l'uso di codici di condotta e di sistemi di prequalificazione delle imprese fornitrici e degli appaltatori. Il confronto tra le due annualita' dell'indagine permette di cogliere un'importante trasformazione in corso, che tende a riequilibrare le molte differenze sottolineate, tra gruppi maggiori e minori, tra specialistiche e altre tipologie. Stiamo assistendo, infatti, a un diffuso processo di certificazione, in mbito qualita'- sicurezza-ambiente, che interessa molte imprese capogruppo della classifica.
Cio' dovrebbe comportare un sensibile miglioramento del grado di responsabilita' sociale delle imprese e dei gruppi nel prossimo futuro. Ma il condizionale e' d'obbligo, perche' un reale processo di trasformazione e consapevolezza a livello aziendale, per essere tale, deve essere misurabile, e da una prima indagine effettuata in questo studio appare che spesso alle certificazioni conseguite non seguono rendicontazioni ambientali e sociali affidabili, ovvero riferite a standard nazionali e internazionali condivisi.
Naturalmente in molti casi il fenomeno e' imputabile alla data di certificazione, recente o recentissima: nell'indagine del prossimo anno si potra' verificare meglio quanto e quando la crescita della responsabilita' sociale d'impresa sia realmente condivisa dalle aziende che affermano di perseguirla.


EDILIZIA: LIVI (FILLEA CGIL), FORMAZIONE COME STRUMENTO DI QUALIFICAZIONE, PUO' RAPPRESENTARE ELEMENTO DISCONTINUITA'
"La formazione come strumento ordinario di qualificazione del personale e le 16 ore di formazione obbligatoria per i nuovi assunti possono rappresentare un elemento di discontinuita' con il passato soltanto se il capitale umano viene assunto come cardine di un processo di sviluppo". Lo ha detto oggi Mauro Livi, segretario nazionale della Fillea Cgil intervenendo alla presentazione del sesto rapporto dell'Osservatorio grandi imprese e lavoro della Fillea Cgil.
"Congruita', patente a punti e sicurezza -ha aggiunto- sono strumenti che possono garantire un'uscita dalla crisi secondo regole condivise e programmabili. Per dare piu' certezza alle imprese ad ai lavoratori".
Per il sindacalista "bisogna trovare il modo di avere in prospettiva un settore fatto di piu' imprese vere e lavoratori veri". "La leva fiscale e contributiva adoperata -ha detto- in un certo modo ci ha portato fin qui, se quelle leve fossero utilizzate in modo diverso si potrebbe avere un settore diverso. Un settore in grado di innovare, investire, piu' sicuro e qualificato. Se la media invece resta due addetti per impresa ho l'impressione che potremmo fare solo tanti bei discorsi. Questa e' la sfida che abbiamo davanti e riguarda tutti i soggetti". "La crisi -ha ricordato Mauro Livi- ha accentuato i fenomeni di destrutturazione del settore edile. Un 9 % in meno le ore lavorate a febbraio 2011 su febbraio 2010. Mentre sono calati del 7% gli operai iscritti nello stesso periodo. Stesso calo per le imprese iscritte meno 7%. La massa salari e' l'unico dato positivo registrando un piu' 5%. Sembra essersi arrestato il fenomeno del lavoro part time che e' arrivato fino al 7% sul totale dei dipendenti come media nazionale".
"Ricordo -ha rimarcato Livi- che questa percentuale si riferisce a operai edili che operano nei cantieri non altro. Da qualche tempo si registrano pero' nuove modalita' di assunzione quali il lavoro a chiamata. Dovremmo insieme decidere di escludere contrattualmente queste forme poco adatte ad un cantiere".
(Lab/Opr/Adnkronos)

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