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13.06.11 RAI3: “RADICI”, L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Che cosa lascia un immigrato extracomunitario? Cosa porta del proprio Paese, della propria gente, della propria cultura? E cosa trova in Italia? E’ il rovescio della medaglia dell’immigrazione – regolare, quanto silenziosa – quella che racconta “Radici”, la serie di quattro reportage firmati da Davide Demichelis in onda su Rai3 il venerdì in seconda serata dal 10 giugno.


Un viaggio in direzione contraria, alle radici di una persona: di Rosita, studentessa a Bergamo e protagonista della prima puntata; poi di Mohamed, sindacalista a Bologna; di Nela, attrice a Roma; di Magatte, musicista a Torino. Vengono da Bolivia, Marocco, Bosnia, Senegal, e lì tornano con “Radici”, accompagnando Demichelis in un continuo oscillare tra la storia culturale, politica e sociale del proprio Paese e la “piccola storia” personale fatta di famiglia e amici, di luoghi ed emozioni.

Così l’immigrato diventa una guida d'eccezione: parla italiano e quindi comunica direttamente le sensazioni nel ritrovare i luoghi natali e la sua gente, ma può anche descrivere i motivi che lo hanno spinto a lasciare il proprio Paese e a venire in Italia. Motivi a volte inattesi come nel caso di Rosa, che in Bolivia lavorava come segretaria del Governatore di una delle regioni locali. Una prospettiva nuova, dunque, nella scoperta di terre lontane, con l’obiettivo di entrare molto più in profondità nella cultura e nel tessuto sociale.

Il programma di Rai3 – prodotto da Icaro Communication con la collaborazione del Premio Ilaria Alpi, del Wwf Italia e di Oxfam Italia - è racconto per immagini, ma anche condivisione: non ci sono solo domande e risposte, ma un viaggio vero, tra esperienze che aiutano a comprendere le caratteristiche di ogni territorio, le particolarità di ogni cultura e le differenze dalla nostra: un mosaico composto ad esempio dall’incontro con un medico tradizionale in Bolivia, da una visita al Teatro dell’Opera in Bosnia, da una festa tradizionale dei cantastorie in Senegal, dai cantieri edili marocchini che contrastano con le immagini di Ifrane, stazione sciistica chiamata la “Svizzera del Marocco”. Un ritratto di Paesi fatto, dunque, in chiaroscuro: perché insieme alle bellezze ambientali e naturalistiche del territorio in “Radici” convivono la povertà, le diseguaglianze, le forme di sfruttamento.

Ma l’obiettivo è anche sulla vita quotidiana dell'immigrato in Italia: il suo lavoro, la sua casa, la sua città e le persone con cui vive. Situazioni che accompagnano alcuni momenti del viaggio in cui l'immigrato racconta la sua vita nel nostro Paese per documentare quanto ha portato della sua cultura nella Penisola.

Uno sguardo nuovo, dunque, sul fenomeno dell’“altra” immigrazione, fatta – secondo i dati Istat 2010 – di 4 milioni e 235 mila immigrati regolari, pari al 7 per cento della popolazione. La loro presenza è cresciuta di tre milioni di unità negli ultimi dieci anni. Gli irregolari, secondo le ultime stime, sono circa mezzo milione.

“Sono alcune decine di migliaia ogni anno – dice Davide Demichelis - i disperati che attraversano il Mediterraneo con le “carrette del mare”, ma fanno notizia: radio e giornali, tv e siti web parlano quasi solo di loro, per via della drammaticità della situazione. Gli immigrati regolari invece sono molto più numerosi, contribuiscono a creare l’11 per cento del Prodotto Interno Lordo, incidendo per il 10 per cento sul totale dei lavoratori dipendenti. Ma di loro non si parla mai. Eppure, senza il loro contributo, lo Stato perderebbe ogni anno 11 miliardi di contributi fiscali e previdenziali. La gran parte degli stranieri in Italia vive quindi una vita normale, spesso segnata da un lavoro duro, al solo scopo di garantirsi la sopravvivenza e magari mandare qualche aiuto alla famiglia, nel Paese d'origine”.

"Radici", fra avventura e realtà sociale, tra gusto per l’esotico e passione per culture e tradizioni diverse: un tentativo di restituire un volto e un’identità a queste persone e alle loro storie.

 

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