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07.06.12 L'intervento di Sara Pellegrini all'Assemblea Nazionale delle donne Cgil, svoltasi il 5 e 6 giugno a Roma. Sara è dipendende “CLC - Cooperativa Lavoratori delle Costruzioni” e membro del Direttivo e delegata Fillea Livorno ."In un mondo globalizzato, nel quale non siamo riusciti a leggere in maniera attenta i suoi risvolti negativi ed in particolare quello riferito agli aspetti finanziari mondiali, tanto che essi stanno devastando l'economia reale e produttiva e che hanno come fine la speculazione a danno del lavoro e delle classi più povere, penso che proprio il lavoro debba tornare ad essere fonte di convivenza civile, di solidarietà, di crescita.
In molte parti del mondo vediamo Paesi in cui si lotta per riscattare la libertà e per costruire un sistema democratico, e la presenza delle donne in queste battaglie è significativa, in alcuni casi determinante.
Il mondo delle donne ha avuto un ruolo di primo piano nelle lotte e nelle conquiste dei lavoratori, e dunque nel rapporto tra sindacato, società italiana e stato.
Ma tutto questo è stato e lo è ancora un percorso di grande difficoltà perché il lavoro femminile viene poco considerato rispetto a quello maschile: i dati sul divario di genere mettono l'Italia al 90° posto (su 145) nei Paesi che consentono alle donne pari partecipazione e opportunità economiche. Il tasso di disoccupazione femminile nel 2011 era superiore di 21 punti rispetto a quello maschile ed il divario salariale era in media del 6%.
Risulta sempre più difficile per le donne trovare un posto di lavoro e mantenerlo, tant'è che la crisi ha aggravato l'occupazione femminile, è aumentato il part time involontario, è aumentato il divario di genere a causa del sottoutilizzo del capitale umano.
Questi fattori producono disparità salariale; il tema della maternità è spesso un forte deterrente all'assunzione a tempo indeterminato e la permanenza del lavoro.
In una situazione di incertezza nascono le discriminazioni, riferite oltre a quella della maternità, anche ai riconoscimenti e agli avanzamenti di carriera, alle molestie, molestie verbali e mobbing.
Senza dimenticare la situazione delle donne straniere, impiegate nei servizi alle famiglie e specialmente come assistenti familiari o badanti, che si pongono molto diversamente da noi nel rapporto con il lavoro, con le famiglie e che pongono domande diverse ed ulteriori al sistema del welfare.
Il mio percorso lavorativo è stato come quello di tante altre donne: di essere stata precaria 4 anni, dopodiché la trasformazione a tempo indeterminato, ma con la riduzione dell'orario da full time a part time a causa della crisi che ha colpito il mondo delle costruzioni in modo critico e devastante, a questo si aggiunge il fatto di essere separata con un figlio di 2 anni e di conseguenza rientro nell'alta percentuale delle donne che non supera i 10 mila euro di reddito.
E con ciò mi ritengo fra le più fortunate..
Ed è proprio dalla generazione di mio figlio che ripongo le mie speranze di un futuro migliore di questo, perché il mondo, il lavoro, l'economia, la famiglia, gira tutto intorno alla nostra forza, intelligenza e determinazione, ma dobbiamo iniziare noi dal basso tutte insieme a continuare la nostra lotta per far valere i nostri diritti, i nostri ideali per cambiare la società, partendo dalla cultura affinché le donne siano consapevoli delle discriminazioni, così che il lavoro torni ad avere un valore sociale, e non come secondo la logica berlusconiana, in cui hanno cercato di farci credere che solo il denaro dà forza, e l'individualismo garantisce il successo, e per raggiungere questo obiettivo, va bene tutto, negando la solidarietà, e la giustizia sociale.
Tutto questo possiamo ottenerlo con strumenti concreti come:
-il ripristino della legge 188
-la paternità obbligatoria
-l'assegno di maternità per tutti
-l'estensione della tutela a tutti i lavoratori, anche a quelli precari, senza dismettere il sistema attuale in questa fase di crisi, creare condizioni per la riqualififcazione professionale delle donne che perdono il lavoro.
Il lavoro nel mondo della cooperazione, per la mia esperienza, è una grande risorsa, tanto più in questa fase in cui si rischia la cancellazione dei diritti, così duramente conquistati dalle lotte fatte dai nostri padri e dai nostri nonni. Lavorare nel mondo della cooperazione fa vivere diversamente i momenti di difficoltà, preservando la dignità di uomini e donne.
Credo che il ruolo delle giovani generazioni sia proprio questo e come donne dobbiamo fare nostro questo obiettivo specialmente noi donne della CGIL, e che iniziative come questa abbiano la più ampia comunicazione e diffusione e siano strumento di lavoro per il nostro sindacato.

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