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03.09.13 Depositate ieri a Torino le motivazioni della sentenza di appello per il processo Eternit, che ha visto la conferma della condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga De Cartier De Marchienne, recentemente scomparso. Per Gianni Sannino, segretario generale Fillea Campania e Paolo Giugliano, presidente Associazione "Mai Più Amianto" "è stata confermata una verità sotto gli occhi di tutti e nel processo di primo grado incompresibilmente sottovalutata per la realtà di Bagnoli e cioè che insieme al reato di omissione dolosa delle misure antifortunistiche, è stato consumato il disastro e la devastazione ambientale che  ancora oggi dura e miete vittime."
"Non sembri retorico, nè di circostanza, ricordare che giungono sistematicamente telefonate al Sindacato e all'Associazione "Mai Più Amianto" che annunciano la scomparsa di lavoratori ancora superstiti della fabbrica di Via Cattolica, e sono vittime che rischiano di essere "accantonati" nell'oblio e per i quali andrebbe avviato un nuovo processo" prosegue la nota di Sannino e Giugliano, che sottolinano "non esiste prescrizione che tenga, nè bonifica risanatrice, m a la ferita rimane aperta. Il barone belga non può più, ma il magnate svizzero se la ride. a quando è sotto processo non ha mai dato conto dei suoi reati."
"Al di là del diritto ad essere giudicato nei tre gradi previsti, resta il fatto che non ha ancora avvertito il dovere morale e anche giuridico-legale di dare corso agli obblighi della sentenza di appello, men che meno a quella di primo grado" proseguono ricordando che "le famiglie delle vittime e i superstiti della strage non hanno ancora ricevuto un centesimo del risarcimento deciso dalla condanna, neanche quello in via provvisionale, che la sentenza rende immediatamente esecutivo.Una vera e propria beffa, uno sberleffo inaccettabile, alla memoria dei caduti, che non può essere tollerato ulteriormente."
Per Sannino e Giugliano "occorre una iniziativa nei confronti di chi pensa di prendersi gioco delle regole e dei doveri oltre più dopo aver commesso deliberatamente e consapevolmente (come sentenziato nei primi due gradi di giudizio) reati così criminosi ed esecrabili. Un mandato di cattura internazionale con obbligo di dimora li dove sono stati commessi i reati, visto che il magnate si nasconde dietro al fatto di essere cittadino svizzero" è la proposta dei due esponenti di Fillea e "Mai più amianto".

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