09.12.13 "Estorsione e minacce ripetute, in base a un medesimo disegno criminoso, in accordo fra loro, sono stati rinviati a giudizio due operai di una ditta edile che opera a Fano, la Pentapoli società consortile Srl, che ha avuto in appalto dalla Autostrade spa, la costruzione della terza corsia del tratto Fano-Cattolica." Così Jolanda Bufalini sull'Unità di oggi, che racconta con la Fillea di Pesaro la storia di un gruppo di lavoratori sfruttati dai caporali nei cantieri della A14. Schiavella: "nella crisi si comprimono costi e diritti, destrutturando il settore". 


LADRI DI BUSTE PAGA, A PESARO CAPORALI EDILI A PROCESSO
di Jolanda Bufalini

Estorsione e minacce ripetute, in base a un medesimo disegno criminoso, in accordo fra loro, sono stati rinviati a giudizio due operai di una ditta edile che opera a Fano, la Pentapoli società consortile srl, che ha avuto in appalto dalla Autostrade spa, la costruzione della terza corsia del tratto Fano-Cattolica. Il processo contro Vincenzo Sanmartino e Pasquale Delvillano vedrà la prima udienza il 17 dicembre prossimo. 
Le minacce, in particolare la minaccia di licenziamento effettivamente portata a compimento, l`estorsione e la tentata estorsione, di cui si parla nel capi di accusa, erano rivolte ad altri operai edili, compagni di lavoro, a contatto di gomito nello stesso cantiere. In una parola, ciò di cui stiamo parlando è caporalato, concretamente esercitato in una serie di episodi venuti alla luce grazie alle vittime che hanno avuto il coraggio di non sottostare al ricatto. 
La storia comincia tre anni fa, nell`autunno 2010. In quei giorni Umberto Lauri, Torlak Zatan, Gennaro Zara e Andrei Joan Morar, tutti operai edili, due italiani, un bosniaco, un romeno, vengono contattati da Sanmartino e Delvillano (entrambi originari di San Cipriano d`Aversa) che promettono di farli assumere nel cantiere per l`ampliamento dell`autostrada. I lavoratori vengono effettivamente assunti. I problemi cominciano al momento della retribuzione. 
Siamo nel dicembre 2010 e Umberto Lauri va allo sportello della Cgil di Marotta dove parla con il sindacalista Gianluca De Sante e racconta: quelli pretendono per sé una parte molto consistente della retribuzione, accampando una serie di presunte ragioni: l`aver procacciato l`assunzione, un rimborso alla Pentapoli r.l. per i versamenti alla cassa edile (la cassa raccoglie gli accantonamenti che le ditte sono obbligate a versare per ferie, festività, infortunio ed altro in base al contratto di categoria), il rimborso per le spese d`albergo (i quattro operai alloggiano all`hotel "il Punto" di Marotta) nelle giornate in cui sono costretti a non lavorare a causa del maltempo. 
Torlak Zatan, ricevuto l`assegno con la paga, va ad incassare in una banca di Cesena, lo accompagnano Vincenzo Sanmartino e Giuseppe Delvillano che lo aspettano fuori, lo fanno salire in auto e gli prelevano 600 euro su un salario di 1100. 
IL 12 gennaio 2011 Andrei Joan Morar viene convocato nella stanza dei due presunti estorsori all`hotel il Punto, anche a lui chiedono 600 euro. Andrei rifiuta e se ne torna nella sua stanza dove viene raggiunto dai due. Ad un nuovo rifiuto di pagare, Delvillano gli dice che può considerarsi licenziato. Il mattino dopo gli operai vengono imbarcati nell`auto di Delvillano e Sanmartino. 
Tutti tranne Morar. Licenziato. Andrei, rimasto senza lavoro va alla Cgil e racconta. 
Il14 gennaio è la volta di Torlak, Umberto e Gennaro che vanno all`agenzia Unicredit di Fano ad incassare la paga mensile. Anche in questa occasione sono accompagnati in macchina da Sanmartino e Delvillano che li aspettano fuori. Gennaro Zara consegna in una busta chiusa 700 euro, quanto gli era stato richiesto. Torlak si rifiuta di pagare e rifiuta anche di firmare la lettera di dimissioni che i due gli sottopongono immediatamente. Poi cede e firma. 
Lauri fa altrimenti: infila una busta chiusa nella tasca di Delvillano ma, al posto delle banconote ha messo dei pezzi di carta. Rimasti soli, Umberto e Torlak si allontanano e decidono di non fare ritorno in albergo ma di nascondersi. 
I taglieggiatori, quando si accorgono della presa in giro messa in atto dal collega, riempiono il suo cellulare con messaggi di insulti. Dal nascondiglio chiamano il sindacato, due sindacalisti, De Sante e Lorenzi, vanno a prenderli e li accompagnano alla stazione di Senigallia, in modo che i due possano mettersi al sicuro. 
La Cgil decide di scrivere l`esposto da cui sono presi i fatti che abbiamo sin qui narrato. Prima, però, fa una serie di passi nei confronti dell`impresa consortile Pentapoli, scrive una lettera in cui descrive l`incredibile episodio del licenziamento di Morar da parte di due persone che sulla carta sono semplici operai. Ci sono due incontri nella sede operativa della Pentapoli, a Fenile di Fano. Il primo con l`ingegner Rutigliano (responsabile del personale), il secondo con l`ingegnere Pietro Ravagli. 
I due sindacalisti che vanno agli incontri (Lorenzi e De Sante) restano a bocca aperta quando Rutigliano si limita a «garantire l`incolumità», (testuale denunciano ai magistrati i sindacalisti) di Morar e a reintegrarlo. Sanmartino e Delvillano vengono spostati ad un`altra ditta, la Società italiana costruzioni, che è una subappaltante di Pentapoli, riconducibile alla Pentapoli e continuano a lavorare sulla «Fano-Cattolica» a stretto contatto, è scritto nell`esposto firmato dal segretario della Fillea di Pesaro Robertino Ghiselli, «con le loro vittime». 
Fra le preoccupazioni che Ghiselli segnala c`è la provenienza dei due rinviati a giudizio da una zona di insediamento della camorra, «che lascia temere legami con la criminalità organizzata». C`è un terzo imputato al processo che si apre il 17 dicembre, Giuseppe Castoro, accusato di aver detto il falso per sviare le indagini. 
Il giudice ha ammesso la Cgil come parte civile. 
Spiega Walter Schiavella, segretario generale della Fillea: «Ci sono fatti che sono sotto gli occhi di tutti che emergono all`attenzione generale solo quando si trasformano in tragedia,come è avvenuto a Prato». Nella «crisi che devasta il paese si destruttura il settore dell`edilizia con una logica al ribasso, con la compressione di costi e diritti» e «l`azione di contrasto a fenomeni così gravi è complicata, anche per la riduzione delle risorse sulla vigilanza». 


{fcomment}
 

Marche