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05.11.14 "abbiamo letto che  Lei è andato all'inaugurazione di nuovi impianti Italcementi  e abbiamo pensato che dovrebbe venire anche dove  i cementifici chiudono, è successo nel suo Comune, lo sa, a Pontassieve. Venga a dirci come possiamo far ripartire il lavoro." E' quanto si legge in una lettera inviata al  premier Renzi, firmata dall'assemblea dei lavoratori ex Italcmenti-Colacem
La lettera prosegue: Noi dopo aver passato mediamente 30 anni della nostra vita in quello storico cementificio,  circa due anni fa siamo stati ceduti al Gruppo Colacem, subito dopo lo stabilimento è stato fermato ed ora è in fase di chiusura definitiva.
Oggi ci siamo ritrovati in assemblea per definire le modalità di ricorso alla cassa integrazione straordinaria per chiusura -che con il jobs act verrebbe cancellata-, abbiamo letto sui giornali, come dicevamo,  della sua visita all'avvio dei nuovi impianti negli stabilimenti dell'Italcementi a Brescia e Bergamo, abbiamo fatto alcune considerazioni che Le giriamo:
1.    L'avvio di moderni impianti in alcuni cementifici avviene contemporaneamente ad una drammatica ristrutturazione del settore, con migliaia di posti di lavoro persi o a rischio, una ristrutturazione che noi e molti altri abbiamo subito senza un luogo dove poter discutere della crisi in atto e delle politiche industriali per farvi fronte, e si che questa richiesta l'abbiamo fatta durante questi anni;
2.    Se noi, come molti altri, perdiamo il lavoro e se le fabbriche chiudono non è a causa dell'art. 18 che abbiamo sempre avuto senza per questo sentirci dei privilegiati e che vorremmo, questo si, consegnare ai nostri figli. Ora utilizziamo gli ammortizzatori sociali perché non troviamo lavoro,  e temiamo che questa situazione possa durare ancora degli anni;
3.    Infine caro Presidente, non le chiediamo di non andare ad inaugurare nuovi impianti, crediamo, però,  che sia una sua responsabilità andare anche e soprattutto dove gli impianti chiudono per prendere impegni su come far ripartire l'economia di aree sempre più deindustrializzate e senza lavoro come quella del Valdarno dove lei vive e che conosce benissimo.


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