09.03.15  Inizia la settimana con la protesta dei lavoratori della Cementir Arquata, che stamane sono scesi in strada per chiedere una soluzione per i 25 esuberi annunciati dall'azienda produttrice di cemento. Di seguito il racconto del Secolo XIX di oggi, mentre i dati dello sciopero confermano: azienda chiusa, adesione del 100% dei dipendenti. "Braccia incrociate oggi e domani alla Cementir di Arquata Scrivia. I dipendenti sono in sciopero per scongiurare venticinque esuberi e per chiedere all`azienda il rispetto dei patti sottoscritti un anno fa. Lo stato di agitazione è stato proclamato unitariamente dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil dopo un incontro con la nuova direzione aziendale. La prima richiesta di incontro con i nuovi vertici aziendali risale a diversi mesi fa, «ma non avevamo mai ricevuto risposta», ricordano Massimo Cogliando di Fillea Cgil, Pier Luigi Lupo di Filca Cisl e Tiziana Del Bello diFeneal Uil. Venerdì scorso l`incontro si è tenuto, ma il quadro che ne è scaturito non è confortante. «L`accordo siglato lo scorso anno non è stato rispettato. Si parlava di formazione e disponibilità al ricollocamento del personale. Nulla di tutto ciò è stato fatto». Anzi, la situazione è addirittura peggiorata: «si parlava di 15 esuberi, ora sarebbero diventati 25». La mobilità potrebbe scattare a settembre, al termine del periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali. «La nuova dirigenza - proseguono i sindacati - non ha presentato un piano industriale e sembra totalmente priva di progettualità sul futuro». Cementir, peraltro, è stata coinvolta nei lavori del terzo valico proprio a seguito dell`apertura di un tavolo di confronto il Regione e, attraverso la Betontir, che ha sede a Voltaggio, fornisce calcestruzzo per i cantieri. Immediata la risposta dei sindacati: «Abbiamo proclamato lo stato di agitazione e lunedì e martedì ci saranno le prime quattro ore di sciopero». Lunedì è anche previsto un presidio davanti ai cancelli della fabbrica di Arquata . Gli scioperanti raggiungeranno in corteo la sede di Betontir a Voltaggio."
 
Fonte: Il Secolo XIX