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26.03.15 "La manifestazione l`hanno organizzata le imprese del marmo. Il sindacato non c`entra nulla. Le aziende, in Versilia in particolare la Cooperativa Condomini di Levigliani e la Henraux di Carli, hanno organizzato dei pullman e detto ai lavoratori: è una giornata pagata ma anziché andare in cava venite con noi a Firenze." E' la denuncia di Lenardo Quadrelli, segretario generale della Fillea di Lucca, che oggi commenta la manifestazione andata in scena martedì a Firenze organizzata dalle imprese del marmo.
 
Il testo dell'articolo del Tirreno: 
La precisazione arriva nel pomeriggio, dopo che a Firenze è andata in scena la mobilitazione dei lavoratori del marmo contro il Pit della Regione che, tra dibattiti e rinvii, quasi crisi dì giunta, proteste e interventi del ministero, sembra ormai prossimo all`approvazione finale. Ed è una presa di posizione forte che racconta di un fronte, quello del lavoro legato al marmo, disomogeneo dove gli interessi in gioco sono diversi, non facilmente riassumibili nel binomio ambiente-lavoro. E non sempre così trasparenti.
Per questo Fillea Cgil, il sindacato dei cavatori e dei lavoratori del lapideo, ha voluto far sapere che con la manifestazione che le imprese del marmo hanno messo su in quattro e quattro`otto ieri non c`entra nulla. Anche perché a un certo punto durante il presidio sono stati tirati fuori degli striscioni, quelli contro la chiusura delle cave preparati nel 1994, con sopra il logo della Fillea.
E così in tanti hanno creduto che in piazza ci fosse anche il sindacato. «Siamo pronti a protestate ma vogliamo che i motivi della protesta siano chiari» fa sapere il segretario provinciale del sindacato di categoria Leonardo Quadrelli. Che poi, senza tanti giri di parole, spiega: «La manifestazione l`hanno organizzata ieri sera (martedì, ndr) le imprese del marmo. Il sindacato non c`entra nulla. Le aziende, in Versilia in particolare la Cooperativa Condomini di Levigliani e la Henraux di Carli, hanno organizzato dei pullman e detto ai lavoratori: è una giornata pagata ma anziché andare in cava venite con noi a Firenze. A nostro avviso è stata solo una strumentalizzazione dei lavoratori, un modo per fare pressione sulla Regione sulla base di un testo, quello del Pit, che ancora doveva essere modificato». Non che la Fillea non abbia mai preso o non intenda prendere posizione rispetto ai contenuti del piano della Regione. «Abbiamo sempre cercato di essere coerenti - spiega ancora Quadrelli - il mondo cambia e se pensiamo che abbiamo ragione noi, che così come è sempre stato va bene e si possa andare avanti all`infinito ci sbagliamo: possiamo difenderci, dare battaglia e vincere ma se non cambia atteggiamento, se le imprese non diventano socialmente più responsabili, se con il marmo delle nostre cave non lavora tra un anno ci ritroveremo di nuovo ad affrontare una campagna che chiede la chiusura delle cave. Credo che la maggioranza dei toscani e degli italiani pensi che rompere le montagne sia una cosa negativa: dobbiamo insieme mettere a tacere queste critiche cercando di dire invece che questa è un`attività che dà lavoro a tutto il territorio». Per questo il sindacato ritiene una vittoria il fatto che sia stato finalmente scritto, nero su bianco, che «il 50% del materiale estratto sia lavorato in loco. Poi serviranno controlli perché questo avvenga: non basta l`autocertificazione imprese. Ma è un risultato importante dopo 20 anni di battaglie in questo senso». «Noi abbiamo sostenuto le imprese - continua Quadrelli abbiamo sempre detto che cave non vanno chiuse. Nel nostro territorio ci sono punte di eccellenza come Levigliani e l`attività di Henraux regolata dal protocollo delle Cervaiole pur con i suoi limiti. Quello che vogliamo è portare lavoro sul territorio, regolamentare non chiudere. Ho però l`impressione che quando su fa confusione si rischia di non distinguere più per cosa si combatte e si rischia di fare dei danni. Perché non abbiamo partecipato alla protesta di Firenze? Noi partecipiamo a proteste con obiettivi chiari. Quella di oggi (ieri, ndr) era solo un tentativo di fare pressione».

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