Sconfiggere il lavoro nero nei cantieri si può: boom del Durc di congruità nel 2022. Ma si rischia con il nuovo codice degli appalti. L'intevista su Repubblica.it di Valentina Conte al Segretario generale Fillea.                           

 

DurcGenovesiRepubblica 27gennaio23Sconfiggere il lavoro nero nei cantieri si può: boom del Durc di congruità nel 2022. Ma si rischia con il nuovo codice degli appalti.

I nuovi dati delle casse edili: 28 mila documenti di regolarità contributiva rilasciati nel 2022 a fronte di 2 miliardi e 312 milioni di lavori. Genovesi (Fillea Cgil): "Passi indietro se il governo liberalizza il subappalto permettendo catene infinite"

ROMA - Il Durc di congruità compie un anno. Il Documento di regolarità contributiva di congruità, l'unico strumento per combattere il lavoro nero nei cantieri edili, è obbligatorio per tutti i lavori pubblici e per i lavori privati di importo complessivo superiore al 70 mila euro. Ebbene, secondo la Cnce - la Commissione nazionale delle casse edili - nel primo anno di vita del Durc sono state rilasciate 28 mila certificazioni di congruità, "in tempi celeri e senza aggravi per le imprese". Per un importo totale di 2 miliardi e 312 milioni di lavori edili.

Nell'ultimo trimestre del 2022 si è passati dalle mille certificazioni al mese di ottobre alle 5 mila di novembre e alle quasi 8 mila di dicembre. "Questo significa che la congruità per i lavori edili sta cominciando a funzionare, facendo emergere centinaia di migliaia di ore-lavoro e migliaia e migliaia di lavoratori, a vantaggio di tutti, imprese serie e Stato, che recupera milioni di euro di evasione contributiva e fiscale", Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

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Il timore dei sindacati è però che - pur a fronte di dati confortanti - si possano rischiare "alcuni possibili arretramenti proposti nella bozza di nuovo Codice degli appalti", ora in Parlamento. Lo spiega ancora Genovesi: "Il governo, liberalizzando il subappalto e permettendo catene infinite di subappalti, rischia di far rientrare dalla finestra tutto quello che da anni stiamo combattendo: cioè imprese vuote ed improvvisate, caporali in giacca e cravatta, impoverimento industriale delle aziende strutturate che subiranno concorrenza sleale, infiltrazioni criminali."

Ecco perché nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil chiederanno al Parlamento di "rafforzare tutele e meccanismi che stanno funzionando e reintrodurre il divieto, previsto dalla normativa vigente, di subappaltare ulteriormente lavori già dati in subappalto". E questo perché "più si allungano le catene di subappalto e più i contratti collettivi non vengono rispettati, diviene difficile verificare la congruità, la sicurezza e salute sono più difficili da garantire, le mafie hanno più possibilità di infiltrarsi".

 

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Gli stessi dati della Cnce rivelano che ancora molte stazioni appaltanti pubbliche violano di fatto la norma, pagando gli "Stati di avanzamento lavori" senza chiedere il certificato di congruità. E soprattutto nel privato accade che non sempre venga applicato il contratto nazionale degli edili, nonostante sia obbligatorio per tutte le imprese che beneficiano degli incentivi pubblici (legge 25/2022 e indicazioni date dall'Agenzia delle Entrate con la circolare 19/E).

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