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Si è aperto il Congresso Nazionale della Fillea. La relazione di Alessandro Genovesi, il video di apertura e la cronaca della prima giornata di "Fabbrica per Fabbrica, Cantiere per Cantiere"              

Con Filca Cisl e FenealUil abbiamo deciso: se il Governo non risponderà alla nostra richiesta di aprire un tavolo per una strategia di rilancio del settore, organizzeremo una grande manifestazione degli edili a Roma

Si è aperto oggi, con la relazione del Segretario uscente Alessandro Genovesi, il XIX Congresso Nazionale della Fillea Cgil, il più grande sindacato italiano delle costruzioni. In programma dal 3 al 5 dicembre, quello degli edili Cgil è uno degli ultimi congressi di categoria prima dell’appuntamento di gennaio a Bari con il Congresso nazionale della Cgil.


A discutere del futuro della categoria e della Cgil, si ritroveranno alla Stazione marittima di Napoli 485 delegati provenienti da tutta Italia, eletti nei 118 congressi territoriali e 21 regionali, dopo un percorso che ha visto oltre 4mila assemblee, in tutto 170mila partecipanti su 304mila iscritti, per il 99,5% favorevoli al primo documento congressuale della Cgil “Il lavoro è”, documento su cui gli edili, ha ricordato Genovesi nella sua relazione, hanno fornito “importanti contributi di merito: dal tema del dumping contrattuale, all’importanza di un sistema di tutele in grado di ricomporre, attraverso la bilaterità, ciò che è frammentato, al ruolo del CCNL come autorità salariale” ha ricordato Genovesi aprendo la sua relazione.

360Congresso

Un quadro d’insieme preoccupante


Per il segretario Fillea il quadro d’insieme, internazionale e nazione, è di grande preoccupazione “imponenti flussi migratori, cambiamenti tecnologici su scala planetaria, cambiamenti profondi nel mercato del lavoro, nuovi bisogni accompagnano l’esplodere di pulsioni sempre più egoistiche, identitarie e nazionaliste. Aumentano le disuguaglianze, la paura e la solitudine, vi è un blocco dell’ascensore sociale, cresce il razzismo, si acuiscono fratture sociali e territoriali e vediamo emergere nuovamente pulsioni sessiste e violente verso le donne.”


Mai come oggi “siamo alle prese con una centralità ideologica dell’impresa, con una perdita di egemonia del mondo del lavoro organizzato e della sinistra” e ad andare in pezzi sono “la concezione del lavoro come dimensione collettiva, la concezione della res publica come strumento delle politiche di redistribuzione e di cittadinanza, dimensioni che come Cgil abbiamo provato a difendere con il Piano del Lavoro.”


Le elezioni del 4 Marzo sono state la “spia di un processo più di fondo e la critica feroce ed indistinta alle cosiddette élite, alle istituzioni, alla separazione dei poteri. Pur rappresentando un terreno sbagliato e pericoloso, quello proposto dal Governo Giallo- Verde intercetta i bisogni, il malessere, le ansie di molti lavoratori, pensionati, disoccupati.”

Il ruolo del sindacato: lievito del progressismo


Con tutto questo l’intero movimento sindacale deve fare i conti e non può cavarsela “teorizzando una sorta di indipendenza o neutralità: dobbiamo accettare le sfide del cambiamento, metterci in discussione, essere lievito – sempre nella nostra autonomia – per la ricostruzione di un campo politico progressista.” 


Le contraddizioni emerse in questi anni nel Paese, infatti, “sono anche le nostre contraddizioni, come organizzazione che è e rivendica di essere un soggetto politico: autonomo per definizione da tutti i partiti ma, al contempo, consapevole che i rapporti di forza e l’egemonia si costruiscono soprattutto fuori dalle fabbriche e dai cantieri, nella società. E se frammentazione, chiusura, razzismo sono i termini della sfida democratica, una grande forza come la Cgil deve oggi contrapporsi alle derive politiche, culturali ed istituzionali che tali processi creano proponendosi, senza facili scorciatoie, come baluardo contro ogni chiusura, ogni razzismo, ogni deriva populista, ogni semplificazione. E lo deve fare insieme alla Cisl e alla Uil.”


Per Genovesi il sindacato deve provare ad “esercitare una più ampia e articolata capacità di rappresentanza, riportando milioni di lavoratori dal terreno della paura a quello dell’impegno solidale, dall’agnosticismo politico alla partecipazione attiva ai processi di cambiamento della società.”


I dati dicono che questo è possibile, perché nonostante la crisi ed il clima non favorevole “è aumentato il tasso di sindacalizzazione complessiva verso CGIL, CISL e UIL nei nostri settori, a dimostrazione di un sindacato confederale ancora forte e presente, riconosciuto dalle lavoratrici e lavoratori oltre che dalle controparti” ma questo non basta. Occorre “costruire reti reali di solidarietà e partecipazione, per riportare ad unità i tanti dispersi” e rendere il Sindacato “strumento di mobilità sociale” affiancando a vecchi strumenti del mestiere nuovi strumenti “per la formazione, per evitare la discriminazione nell’accesso al lavoro o nei percorsi di crescita professionale dentro l’azienda. E’ arrivato il momento di discutere in esplicito di quale ruolo diretto può esercitare in questi campi il sindacato o di forme di mutualità tra iscritti o se accanto alle RSU non sia proprio giusto che convivano, con altri compiti e funzioni, i Comitati di Vigilanza dentro le grandi aziende sul modello tedesco di partecipazione duale” ed esportare “anche in altri settori frammentati (si pensi al mondo del lavoro diffuso, dal commercio ai lavoratori delle piattaforme digitali) il modello delle nostre Casse Edili.”


Per fare tutto ciò serve una Camera del Lavoro “motore di attivazione sociale di vertenzialità sulla città, sulla qualità dello sviluppo” ed una leva di funzionari e delegati all’altezza di questi obiettivi “puntando su un metodo di lavoro collegiale di cui siamo portatori, tanto nella vita interna che nella contrattazione, facendo sempre della diversità di opinioni, della ricerca costante e sperimentale di soluzioni, della libera dialettica tra compagne e compagni il modo più sano per vivere e far progredire la Fillea e la Cgil”. 


Dunque un’organizzazione aperta e non settaria, dove il pluralismo è qualcosa che va oltre la distinzione tra riformisti e radicali “è pluralismo tenere conto che fare i sindacalisti al Nord non è come farlo al Sud. E’ pluralismo la differenza tra lavoro pubblico e lavoro privato, tra generi, tra generazioni diverse. E’ pluralismo quello dei migranti, è pluralismo avere a che fare con i grandi complessi industriali o con il lavoro diffuso” è pluralismo - e non tifoseria - che nella Cgil ci siano “portatori di culture e pratiche sindacali diverse, che vanno tutte rispettate perché ci arricchiscono e ci permettono, attraverso la democrazia delegata, di essere una grande organizzazione di massa e non una piattaforma su internet.”

Ricomposizione del lavoro 


“Urge una ricomposizione sociale del lavoro, come proposto dalla Cgil con la Carta dei Diritti universali del lavoro, per rilanciare la funzione della stessa prestazione lavorativa come strumento che determina la personalità di ognuno di noi ed esprime il proprio contributo alla società”. Questo vuol dire, prosegue Genovesi, continuare a “contrastare ogni forma di lavoro nero, precarizzazione del lavoro, dumping contrattuale, ma al contempo vuol dire porsi il tema di come i nostri settori e il Paese si collochino nella parte alta della nuova divisione internazionale del lavoro, raccogliendo la sfida della rigenerazione urbana, della mobilità e sostenibilità energetica, leggendo come un’occasione le nuove tecnologie e le nuove tendenze demografiche e culturali. Questo il cuore vero del Piano del Lavoro della Cgil e della Fillea.” 


Come settore delle costruzioni “possiamo essere molto utili al Paese attraverso una seria politica delle infrastrutture, del territorio e delle città; come Fillea possiamo essere agenti innovativi nelle relazioni industriali assumendo l’obiettivo strategico di valorizzare conoscenze e professionalità; come Cgil investendo di più sull’unità di azione con Cisl e Uil in Italia e sulla Federazione Europea e Mondiale a livello internazionale.”

Costruzioni: una sfida tra passato ed innovazione


Dopo 10 anni di crisi del settore, la più grave dal dopoguerra, il settore esce completamente stravolto, a partire dai numeri: spariti 600mila di posti di lavoro e 120mila aziende.


Per il segretario generale, la Fillea deve accompagnare all’innovazione il consolidamento dei diritti, rafforzando da una parte gli strumenti - ad esempio quelli della bilateralità - rispetto ai cambiamenti introdotti dalle tecnologie, e dall’altra dando vita ad una “strategia rivendicativa a livello diffuso, per contrattare la crescita della qualità dei processi, dei prodotti, dell’ambiente, del lavoro e la partecipazione ai processi organizzativi e di indirizzo nelle aziende, anche in ambito territoriale attraverso nuovi modelli di relazione, bilateralità e contrattazione di anticipo.”


Ad esempio, il cantiere diventerà sempre più “un luogo di montaggio con le caratteristiche di una fabbrica digitale che, attraverso ambienti controllati sarà in grado di ridurre la variabilità e l’imprevedibilità della produzione edile. L’investimento sulle figure tecniche-impiegatizie e sui capi squadra diventa essenziale per contare, anche come sindacato, in cantiere.” Ma al tempo stesso sappiamo che “ancora per anni avremo a che fare con modelli di impresa poveri, dove dovremo lottare per un bagno, uno spogliatoio, una mensa. Ci saranno ancora caporali ed imprenditori senza scrupoli che risparmiano sulla sicurezza e il 90% del nostro tempo sarà ancora impiegato a far rispettare leggi e contratti.” 


Ed ancora per molto tempo faremo i conti con una idea predatoria di molti imprenditori, con lo sfruttamento, con la ricerca del profitto attraverso la riduzione dei diritti dei lavoratori e l’intollerabile elenco di morti sul lavoro “si continua a morire come quaranta anni fa, con una crescita nei primi 6 mesi del 2018 di oltre il 50% degli infortuni mortali, dopo i 141 morti in cantiere del 2017 (dati Inail) e con un aumento delle malattie professionali denunciate di oltre il 20%” tema su cui Genovesi rilancia la proposta di introdurre il reato di omicidio sul lavoro e chiede un impegno sempre più forte per sconfiggere la “mafia della insicurezza, che potremo battere solo se daremo forza ai tanti ricattati che nella filiera spesso non possono alzare la testa” tutelando in tal modo oltre ai lavoratori anche “i tanti imprenditori seri che credono alle regole e che subiscono loro per primi la concorrenza sleale” di chi quelle regole non le rispetta.

L’azione vertenziale e contrattuale 


Dare vita ad una nuova strategia rivendicativa a livello diffuso è la proposta di Genovesi per la Fillea “riconoscere e contrattare la crescita qualitativa dei processi e prodotti anche in termini di maggiore sostenibilità ambientale, nuovi orari (conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, estensione dei diritti a tutti i “generi” e ai lavoratori precari, tutela di tutte le differenze di genere), uno sviluppo professionale delle mansioni più orizzontale, la formazione continua, la partecipazione ai processi organizzativi e di indirizzo nelle aziende, anche in ambito territoriale attraverso nuovi modelli di relazione e di bilateralità, la contrattazione di anticipo.”


Per questo, sarà determinante nella nuova stagione di rinnovo dei contratti provinciali il tema dell’inclusione dei lavoratori autonomi in edilizia “definendo Linee Guida sulla contrattazione in grado di rispondere meglio ai bisogni, oltre che degli operai, di lavoratori autonomi, figure specialistiche, impiegati, tecnici” e continuando a rivendicare il ruolo del Contratto Nazionale come “strumento anche di politica industriale, di selezione di impresa, di valorizzazione degli investimenti. Anche per questo, rispetto all’interpretazione dello stesso Accordo interconfederale del Marzo 2018, noi continuiamo a ribadire che l’idea di Federmeccanica di un CCNL solo cornice normativa e di regolazione del welfare aziendale è un’idea che non ci convince.”
 Crediamo alla “funzione di Autorità Salariale del CCNL come incentivo a competere su capitale e formazione e non sulla riduzione del costo del lavoro. Crediamo nella funzione di ricomposizione, con i diritti di informazione e la contrattazione di anticipo, dei cicli produttivi. Crediamo nella contrattazione nazionale come strumento per praticare la contrattazione di genere. Crediamo nella funzione dei CCNL contro ogni forma di concorrenza sleale, in un mondo del lavoro dove domina la piccola impresa. Per noi l’innovazione è terreno di sperimentazione dentro cornici definite, dentro regole condivise. Il nostro obiettivo è attuare la ricomposizione “fabbrica per fabbrica, cantiere per cantiere” dei diritti di tutti i lavoratori. Questo il messaggio più di fondo dei nostri ultimi 4 anni” un messaggio che è contenuto nella proposta unitaria Stesso Lavoro, Stesso Contratto che per Genovesi “deve divenire la priorità verso il nuovo Parlamento, le Associazioni Datoriali, e anche all’interno della stessa Cgil, dopo una stagione contrattuale in cui alcune categorie hanno alimentato il dumping (CCNL Multiservizi, CCNL Metalmeccanico artigiano, ecc.).”


Dunque il cantiere come luogo di innovazione, così come la fabbrica, ed in questo senso va la piattaforma unitaria per il Contratto Unico dei Materiali (unificando i Contratti Legno, Lapidei, Laterizi, Cemento) che per i sindacati non risponde solo alla necessità della riduzione del numero dei contratti ma “pone alle nostre controparti il tema di una contrattazione più attenta alle trasformazioni del ciclo produttivo e all’organizzazione del lavoro.” Trasformazioni che, spinte dalla ricerca e dalle innovazioni tecnologiche, devono sempre più rispondere “alle domande di sostenibilità e di flessibilità nei materiali da cantiere, fortemente orientati al segmento della rigenerazione e della manutenzione profonda.” E’ per accompagnare tale transizione che, unitariamente, chiedemmo al passato Governo un tavolo per ammortizzatori sociali ad hoc per il settore del cemento e dei laterizi. E, sempre nella direzione di accompagnare questi settori verso il futuro, sono stati positivi anche gli effetti sul settore del legno-arredo delle politiche su super ammortamenti ed industria 4.0. avviate con Calenda e su cui segnaliamo, però, il passo indietro compiuto dalla proposta di legge finanziaria per il 2019 dall’attuale Governo. In particolare infatti, la passata legge finanziaria, oltre a confermare gli incentivi per industria 4.0 aveva aperto un’importante prospettiva anche sindacale, aggiungendo un capitolo di spesa per la formazione dei lavoratori alle nuove tecnologie purchè oggetto di accordo. Una rivendicazione forte della Cgil, al centro della Conferenza di Programma. Chiediamo che tale capitolo di spesa – oggi tolto - sia reinserito.”

Caro Governo..


Per il segretario della Fillea “la crisi delle grandi aziende, non è solo una crisi da mancanza di lavoro, è in parte crisi da incertezze e di liquidità, e rischia di produrre sulle medie e piccole imprese e sui produttori di materiali uno spaventoso effetto domino. Eppure le potenzialità per il settore sono enormi: da una parte l’Italia è uno dei Paesi che ha più bisogno di un Piano Straordinario per la messa in sicurezza del territorio” e dall’altra, in virtù della sua posizione strategica, può diventare il terminal naturale per il Mediterraneo. Ciò a patto che si investa per dotarla “di una rete logistica avanzata, favorevole all’ambiente, capace di spostare su ferro ciò che oggi va su gomma. Per questo occorre completare Connettere l’Italia - dal Terzo Valico alla Gronda, dalla Tav alla Napoli Bari, dalla Siracusa-Gela alla 106, dalla Sassari Olbia ai grandi nodi per la mobilità urbana.”


Per questo, oggi “difendere e rilanciare il Paese, coincide con il difendere e rilanciare il settore delle costruzioni” attraverso un piano strategico straordinario, tema che Fillea Filca Feneal hanno posto da tempo a Palazzo Chigi chiedendo “l’istituzione di un tavolo per una strategia di rilancio del settore, con il ruolo attivo del Governo, delle grandi imprese, delle stazioni appaltanti, dei soggetti finanziari e dei lavoratori”. 


A quel tavolo gli edili Cgil Cisl Uil vogliono portare proposte concrete, come ricorda Genovesi “chiediamo un Fondo nazionale di garanzia creditizia, la revisione mirata del Codice Appalti, semplificandone le procedure per accelerare l’avvio dei cantieri senza ridurre però le tutele dei lavoratori, delle imprese più serie, il ruolo di controllo e promozione del buon lavoro da parte della stazioni appaltanti” ed ancora “chiediamo il ritorno al vecchio Durc e la sua generalizzazione per congruità, la qualificazione delle stazioni appaltanti, della P.A. e delle imprese, più efficaci misure in materia di politica abitativa, la rimodulazione degli incentivi ed il Fascicolo Unico di Fabbricato, per una maggiore selettività degli incentivi e per uno spostamento significativo delle risorse in conto capitale verso il Sud.” 


Chiediamo un tavolo urgente e “se non arriveranno risposte, d’accordo con Feneal Uil e Filca Cisl - che ringrazio per averci consentito di annunciarlo qui al nostro congresso - organizzeremo una grande manifestazione degli edili a Roma” ha annunciato il segretario.

 

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